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Un progetto homemade che abbraccia la filosofia BIM

Scritto da Roberto Marin
il 11 luglio, 2023

Tag: Residenziale

Gli architetti non vivono solo di grandi progetti e non progettano solo per altre persone: nella vita di tutti i giorni non mancano i progetti fatti in casa. Piccole cose che aiutano a tornare con i piedi per terra per un po' e, allo stesso tempo, ci sono utili per migliorare la qualità della vita... e come spunto per qualche articolo! In questo, vediamo un progetto homemade realizzato in BIM.

 

Il progetto: una piattaforma per il giardino in BIM?

L'occasione si presenta con la necessità di realizzare una piccola piattaforma per il giardino: si tratta di uno spazio rialzato rispetto al piano di campagna che, oltre ad avere la funzione di nascondere alcuni pozzetti degli impianti, dovrà ospitare un ombrellone, un paio di sedute e un tavolino realizzati recuperando qualche pallet dismesso. La posizione della pedana è perfetta per la stagione estiva perché si trova nel punto di passaggio delle correnti d'aria provenienti dalla valle, garantendo un po' di sollievo anche nei giorni più caldi.

Rispetto al solito questa volta però si parte in modo diverso. Sapete che il BIM è, e deve essere, lo strumento principale per la progettazione, ma ciò non esclude altri tipi di strumenti che possono venire in soccorso, come in questo caso, nelle fasi preliminari della progettazione: il famoso pre-design. Personalmente non mi sono ancora staccato completamente dalla penna, però qualche anno fa ho sostituito la versione standard con con una penna digitale da usare in compagnia di un tablet.

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Questo passaggio, seppur semplice, non è così banale come sembra essere: per me è stato il primo passo verso la digitalizzazione completa dell'ufficio, dato che mi ha permesso di attivare un workflow alternativo al precedente e ottimizzarlo in sinergia con altri strumenti informatici a cui non avrei avuto altrimenti accesso, proprio come fa il BIM per uno studio di progettazione.

Penna digitale e tablet sono importantissimi nelle fasi preliminari di progettazione, quando c'è l'idea in testa ma non è ancora formalizzata su nessun supporto fisico. Questo passaggio, spesso trascurato da molti perché visto più come una perdita di tempo che come una risorsa, consente un primo libero approccio al problema progettuale.

Libero sfogo, quindi, agli schemi e agli abbozzi per circoscrivere e studiare i problemi realizzativi che un'idea possa generare: il caso in esame è semplice, ma richiede comunque un suo grado di attenzione.

 

Gli approcci progettuali

L'approccio al problema progettuale oramai deriva direttamente da ciò che la filosofia BIM mi ha insegnato e la partenza non poteva che essere un oggetto tridimensionale: per semplicità ho utilizzato uno schema assonometrico di tipo isometrico, con una vista che riguarda l'intero oggetto da realizzare, tratteggiando un semplice esploso per pensare anche alla funzione non trascurabile di rendere ispezionatili i pozzetti degli impianti che la pedana andrà a nascondere.

Concettualmente bisogna pensare al basamento che deve essere solido e appoggiato a terra, mentre per la struttura portante bisogna pensare ad un sistema in legno che ne permetta una facile messa in opera; la pedana dovrà avere una prima struttura portante fissa e una seconda, di sezione minore, su cui fisare la pavimentazione e che permetta l'ispezione dei pozzetti sottostanti. Infine, ultima caratteristica, la struttura portante che regge la pavimentazione dovrà essere suddivisa zone per permetterne un facile utilizzo, visto che si tratta di coprire una lunghezza di poco più di 350 cm.

Disegno a mano

Procedendo con il disegno a mano digitale per la materializzazione dell'idea, individuo un aspetto cui portare un po' più di attenzione: essendo una pedana che va ad affiancarsi al muretto di contenimento in cemento armato, il punto in cui la pavimentazione si avvicina al muro deve essere studiato bene nel dettaglio, considerando i necessari spazi per la rotazione della stessa.

Ho ridisegnato la parte interessata ingrandendola per lo studio in dettaglio e ho creato un dettaglio 2D per verificare le misure corrette. Qui, scopro che le misure indicative che avevo ipotizzato nello schema assonometrico non sono corrette e vanno aggiustate.

Piccoli progetti, piccoli dettagli, piccoli problemi.

Facendo un sunto mentale di questa mia piccola avventura progettuale casalinga, possiamo riconoscere molto bene il workflow progettuale che troviamo in Archicad:

  1. Si parte dal modello tridimensionale, realizzato come meglio si crede in base alla propria esperienza e alla necessità di dettaglio del progetto
  2. Si esplora il modello tridimensionale realizzato per scoprire i punti che hanno bisogno di un approfondimento;
  3. Si seleziona l'area scelta, si esegue una selezione dell'area e si realizza un particolare 3D per focalizzarsi sul problema, realizzando anche il dettaglio 2D.

Fin qui tutto normale, credo: ora passiamo a qualcosa di più interessante che può fare il BIM, mentre un disegno a mano non può fare.

 

Ottimizzare il cantiere con il BIM

Ci spostiamo velocemente in cantiere, anche se casalingo. Prima di partire con la realizzazione bisogna pensare ai materiali. Cosa bisogna prendere? In che quantità? E a che prezzo? Soprattutto, come ottimizzare i tre processi che fanno capo a queste tre domande strettamente collegate?

Partiamo dal basamento: la scelta ricade sull'utilizzo di blocchi in calcestruzzo posati su un letto di ghiaia; i blocchi in questione sono lunghi 40 cm e il processo di ottimizzazione qui è facile: una larghezza di 3 blocchi porta una dimensione di 120 cm, mentre con una lunghezza di 9 blocchi otteniamo 360 cm. Ci sarà bisogno di fare dei tagli ai blocchi per ottenere il risultato? L'imperativo è quello di evitare di eseguire tagli perché questa lavorazione porta via del tempo e il tempo non è nostro amico, soprattutto quando non abbiamo gli strumenti adatti.

Basamento e struttura portante-1

Per fortuna, come accennato, la soluzione in questo caso è semplice: 3 blocchi laterali interi sulla lunghezza più corta e altri 8 su quella più lunga. Quanti ne ordino? (3+8)x2 = 22. Facile, anche a memoria ce la siamo cavata senza troppa fatica.

Ora passiamo alle struttura portante fissa, così iniziamo a divertirci: le travi auto dimensionate a stima avranno sezione di 7x7 cm, posate direttamente sui blocchi; come ogni elemento in legno in commercio, anche loro hanno una lunghezza predefinita e bisogna iniziare a pensare allo sfrido. La prima soluzione, presa intuitivamente, è stata quella di seguire lo stesso schema preso per i blocchi: sul lato corto barre da 120 cm e sul lato lungo da 360 cm - (7+7) = 346 cm. Più due barre centrali per distribuire il carico della pavimentazione in mondo uniforme che saranno lunghe 120 - (7+7) = 106 cm. In totale arriviamo a 2 barre da 120 cm, 2 da 346 cm e altre 2 da 106 cm. Peccato che le barre in commercio con quella sezione siano vendute con lunghezza 400 cm e, sebbene quelle più lunghe previste in progetto ci stiano agevolmente, tutte le altre avrebbero comportato uno sfrido eccessivo e quindi un costo maggiore.

Opzione senza dubbio da abbandonare in favore di una soluzione che, oltre ad ottimizzare il processo, contenga i costi diminuendo il numero di barre e i tempi. Anche qui, ogni taglio richiede di prendere misure e usare il seghetto alternativo, tempo prezioso che si va ad aggiungere al costo dell'opera.

La seconda soluzione, più ragionata, porta a cambiare la struttura: invece di avere barre lunghe 346 cm, si passa a barre da 360 mentre le 4 barre corte saranno lunghe solo un metro, per ottimizzare gli sfridi e contenere i costi: i 6 cm che vado a togliere alla struttura che si va ad appoggiare sui blocchi alla fine tornano utili anche per lasciare lo spazio necessario alla rotazione della struttura della pavimentazione soprastante. Valutazioni che potete fare correttamente prima di arrivare sul posto in cantiere, se avete un modello tridimensionale BIM a vostra disposizione.

La struttura secondaria che regge la pavimentazione, giusto per non annoiarsi mai, ha richiesto un approccio simile alla prima soluzione pensata per la struttura portante, perché le barre in commercio della sezione scelta sono lunghe solo 300 cm e non 400. Vi evito i conti fatti, immagino che abbiate capito dove voglio arrivare.

Struttura per pavimento

Ma prima, vi pongo una domanda (che in realtà mi sono posto prima io): quante viti servono? Più di 200 e con lunghezze diverse!

Ora, se per questo semplice progetto abbiamo visto che, con qualche accortezza, si può rendere più economico e ottimizzato il progetto, lascio a voi immaginare cosa comporta questo processo in un cantiere edilizio.

 

Tracciare i costi con gli Abachi di Archicad

Dobbiamo ora affrontare una questione non di poco conto, che può essere risolta in modo semplice e veloce grazie al BIM: tenere traccia del costo, operazione che diventa semplice con lo strumento abachi di Archicad, un gioco da ragazzi che permette di sapere in anticipo i costi dei materiali avendo a disposizione la possibilità di ottenere le quantità dei materiali impiegati. Fino alla vite, se vogliamo essere precisi.

Solo grazie al BIM riesco a ottenere i maggiori vantaggi: se devo perdere tempo per fare i necessari conti per qualcosa di così semplice come il mio progetto casalingo, al conto della spesa avrei pure dovuto aggiungere il mio costo orario se avessi dovuto farlo a mano.

 

BIM attorno a noi

Questo è un esempio tanto banale quanto chiarificatore: di ottimizzazioni all'interno di un cantiere edile, se ne possono fare tante altre, riducendo costi e tempi, ma solo se si ha tutto sotto controllo fin dalla fase progettuale con uno strumento come Archicad. In questo semplice progetto vediamo che il BIM è qualcosa di estremamente potente e che ci permette di contenere i costi a tutti i livelli, con un po' di accortezza.

Sempre rimanendo in tema di esperienze esterne al classico mondo progettuale del BIM, vi segnalo un video in cui Pietro Massai racconta come la filosofia BIM è tra di noi, non solo in edilizia, ma anche in altri contesti calati nella vita di tutti i giorni: nella fattispecie parliamo di BIM al supermercato, con esempi decisamente calzanti.

Barcode Supermarket compressed

La parte fondamentale del processo di ottimizzazione sono le proprietà di un oggetto. Ne possiamo associare davvero tante e, se non basta, ne possiamo inserire anche di personalizzate; il collegamento con la vita reale nasce dall'associazione dell'ID univoco, in ambito BIM, con il codice a barre di un qualsiasi oggetto in commercio.

Quando utilizziamo un lettore di codice a barre, questo legge un determinato set di proprietà, ovvero un determinato gruppo di informazioni necessario allo scopo in quel momento: può essere il prezzo, può essere la quantità di merce che c'è in magazzino, possono essere le caratteristiche tecniche dell'oggetto, dipende dall'ambito in cui viene fatta la lettura.

Non vi dice qualcosa? A me ricorda tanto un file IFC che viene trasmetto per comunicare un set di dati precisi utili allo scopo per cui viene inviato: strutturale, impiantistico, termico, architettonico, ecc.

Estendendo il discorso ma rimanendo nell'ambito di oggetti in vendita, arriviamo direttamente nell'ambito Retail, spazio in cui il BIM spesso non viene accostato. Nella puntata del podcast Archicad Talks registrata con Marco Bui di Pasolini siamo andati nel dietro alle quinte del servizio di General Contractor di Pasolini: un mondo fatto di progettazione e modelli tridimensionali che sono la parte superficiale di una struttura fatta di ID univoci, codice a barre e codici di identificazione interni delle Aziende, tutti diversi tra loro. Data la natura ambivalente dell'Azienda, divisa tra Clienti e Fornitori, è fondamentale la comunicazione tra tutti questi dati, portando economie di scala importanti: la scelta della gestione del database derivante dal modello nel caso di Pasolini è stata quella di utilizzare il database multipiattaforma Filemaker, ma lo stesso utilizzo può avvenire anche utilizzando il gestionale in uso all'interno dell'Azienda.

Anche in questo contesto, vediamo che ciò che è importante per i progettisti architettonici è importante anche nel settore retail: fulcro di tutto il nostro lavoro in ambito BIM è il template, che ci permette di ritagliare in modo sartoriale l'utilizzo di Archicad per il settore specifico in cui viene utilizzato; altro aspetto fondamentale è l'aumento di produttività: sono ancora allibito da quando Marco ci ha spiegato che i tempi di progettazione di spazi piccoli (meno di 1000 mq) sono risolti in un giorno rispetto alla settimana necessaria prima dell'utilizzo di Archicad.

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Questo è un esempio di utilizzo del BIM nel settore Retail, ma non pensiate sia l'unico: ne potete leggere altri esempi in questo articolo "Progettare nel Retail con Archicad" di Matteo di Filippo in cui parla di Cloud e in quest'altro "Poiesis: infinite possibilità di progettazione con Archicad" in cui l'Arch. Quagliarella dello studio Poiesis racconta l'utilizzo di Archicad per i nuovi punti vendita Liu-Jo Men’s Collection.

In questo blog potete trovate tantissimi altri esempi di utilizzo del BIM in molti settori del design, tutti accumunati dalla voglia di rimanere al passo con la progressione tecnologica che sta investendo tutti i settori. Siamo ormai a metà di quest'anno, basta dare un'occhiata alle tecnologie emergenti  per intuirne la direzione e cercare di avvicinarsi al futuro che ruota sempre di più attorno al BIM.