BIM

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un miglior 3D porta ad un miglior 2D

Scritto da GRAPHISOFT Italia
il 11 marzo, 2020

Tag: Documentazione

Traduzione dell'articolo "Better 3D yields better 2D" di Jared Banks

Si è già parlato dei motivi per progettare in BIM (ce ne sono solo due) e del primo compito su cui concentrarsi dopo aver fatto il passaggio a questa nuova metodologia (ce n’è solo uno):

Entrambi i post indicano che bisogna mantenere un certo grado di allerta per avere successo. Ho predicato questa visione per molto, molto tempo. Fare BIM non è per i più pigri o per i più compiaciuti. Nel terzo post che io abbia mai scritto su un blog (su Shoegnome, nel Luglio 2010) ho scritto sull’infinito percorso di miglioramento; è un argomento su cui torno spesso.

Non possiamo smettere di imparare e migliorarci. Ovvio. Ma non possiamo nemmeno non essere mai soddisfatti.
Dobbiamo sempre assicurarci che il BIM continui ad aggiungere valore.

Dobbiamo ricordare che mentre ARCHICAD continua a migliorare, i vecchi metodi perdono di valore e gli ostacoli classici svaniscono. Dobbiamo sempre mettere in discussione i nostri metodi e mai dare per scontato di aver raggiunto la soluzione perfetta. ARCHICAD non è lo stesso programma di quando abbiamo iniziato a usarlo, quindi non possiamo trattarlo in questo modo.

 

Un miglior 3D porta ad un miglior 2D

Ho pensato molto ai disegni bellissimi; è uno dei miei argomenti preferiti sia per gli articoli che per le lezioni che tengo. Adoro capire come ARCHICAD possa produrre risultati meravigliosi.

Ogni volta che discutiamo dei bellissimi risultati che ottengo con ARCHICAD, dobbiamo fare un passo indietro e ricordare che Beauty is Third. Fai una pausa per un momento e leggi (o rileggi) l'articolo del 2006 di James Murray su questo argomento; è un post a cui torno regolarmente. Prima di poterci preoccupare della Bellezza, dobbiamo prima affrontare l'Accuratezza e la Completezza. Ci dobbiamo preoccupare di tutti e tre, ma dobbiamo prima concentrarci sull'accuratezza (posso modellare la parete della dimensione corretta?) e sulla completezza (sto mostrando tutti gli strati all'interno del muro?) prima di preoccuparci della bellezza (le informazioni che sto descrivendo con accuratezza e completezza vengono mostrate nel modo più bello possibile?). Le transizioni dal concentrarsi sull'accuratezza alla completezza e poi alla bellezza non sono passaggi separati. I cambiamenti riguardano più che altro a cosa dare maggior attenzione in quel momento. Come mostrato nel diagramma seguente, affrontiamo tutti i compiti contemporaneamente, ma dedichiamo la maggior parte dei nostri sforzi a una cosa alla volta.

 

Per molto tempo ho voluto riscrivere il post di James "Beauty is Fourth", perché l'automazione è più importante della bellezza. Ma poi mi è stato difficile decidere dove inserire l'automazione. È meglio essere automatizzati o completi? Automatizzato o preciso? E poi ho capito che l'automazione è il filo che collega tutti questi obiettivi.
L'automazione è ciò che ci consente di rompere il paradigma di "ecco tre scelte, scegline due".
Una maggior automazione ci consente di padroneggiare l'accuratezza e la completezza in modo che possiamo concentrarci sulla bellezza.
E poi l'automazione ci consente di trasformare la bellezza da un'attività primaria in un'attività secondaria. Questa è la magia di ARCHICAD. Spostare le cose dalle attività primarie a secondarie a terziarie.

C'era un tempo in cui dovevamo coordinare le posizioni dei dettagli. C'era un tempo in cui dovevamo verificare che i nostri prospetti corrispondessero ai nostri piani. Una volta dovevamo preoccuparci dello spessore delle linee e dell'uniformità del tipo di tratteggio. C'era un tempo in cui abbiamo dovuto dedicare molto tempo per fare un rendering o un piano di lavoro.

 

Meno tempo spendo sul 2D, migliori sono i disegni

Nel corso degli anni ho speso molta energia nel creare presentazioni direttamente in ARCHICAD.
All'inizio, ero in competizione con vecchi metodi e con altri programmi, mentre cercavo di dimostrare che ARCHICAD poteva fare tutto ciò di cui avevamo bisogno. Stavo combattendo per dissipare il mito secondo cui il BIM non può fare dei bei disegni.
All'inizio mi trovai a discutere dell’argomento “spessore della linea = colore”. Ho inveito contro le persone che usavano le linee nere perché pensavo che stessero rimuovendo un prezioso strato di informazioni dal loro lavoro (infatti così era). Tali argomenti erano tuttavia al servizio dell'imitazione di antichi metodi di produzione. Poi sono progredito.
Ho trascorso un'intero lavoro cercando di aggirare un problema con materiali da costruzione e output grafico in sezioni. Ho pensato a molte soluzioni intelligenti. Poi ho realizzato (grazie al consiglio di un lettore astuto) che lo spessore uniforme delle linee nelle sezioni ha risolto un enorme ostacolo nella costruzione di modelli precisi. Mi stavo allontanando dal giocare secondo le vecchie regole.
A quel tempo ignoravo ancora le sezioni colorate, pensando che il colore non offrisse molto oltre la scala di grigi. Non passò molto tempo prima che cambiassi di nuovo idea. “Colore = spessore della linea” era arcaico.
I materiali da costruzione hanno offerto la possibilità di recuperare il colore e aumentare la leggibilità dei nostri disegni. Ha inoltre incoraggiato l'uso di strumenti digitali per la comunicazione (i PDF a colori e i file BIMx sono più economici e più leggibili delle stampe a colori).

Nel 2012 ho scritto l'articolo Evolution of an Elevation in cui ho mostrato come possiamo realizzare alzati colorati senza sforzo. È una tecnica meravigliosa, ma che ho usato a malapena fino a poco tempo fa. L’articolo ARCHICAD Elevations: turning on and off color spiega perché. Sebbene tecnicamente possibile già nel 2012, la tecnica non era abbastanza automatizzata per essere preziosa in un progetto tipico.

Ora lavoro a colori, completamente dal vivo, e inserendo note negli alzati (e nelle sezioni e nei prospetti e nei piani interni...). I miei primi alzati colorati in ARCHICAD sono stati effettivamente realizzati in ARCHICAD 10, a metà del 2006. Ho usato i set di penne per testare i cambiamenti di colore su un alzato. Era principalmente 2D, manuale, utilizzava molti espedienti ed era piuttosto limitato. È stata la mia prima incursione nel potere degli attributi e negli usi alternativi per gli strumenti di ARCHICAD. Ho usato questo metodo solo due o tre volte perché era davvero scomodo. Da quella esplorazione iniziale, ho continuato a migliorare il modo in cui ho gestito gli alzati, testando continuamente nuove idee. Alcune decisioni erano soluzioni temporanee. Alcuni erano vicoli ciechi. Altre le continuo a usare ancora oggi.

 

Durante questa esplorazione i miei disegni stavano diventando migliori e più automatizzati. Avevo un output di qualità superiore e impiegavo meno tempo a crearlo.

In effetti ad un certo punto ho smesso di prestare attenzione alla grafica dei disegni.
Avevo raggiunto un punto in cui se il modello funzionava, i disegni funzionavano. Sempre. Studiavo ancora i modi per migliorare la qualità dei miei disegni, ma mentre stavo lavorando a un progetto il tempo che impiegavo per sistemare, modificare, mettere a punto o preoccuparmi di disegni si è avvicinato allo zero.

Magari mentre aggiungevo un’annotazione mi veniva in mente di aggiungere anche alcune linee tratteggiate o qualche piccolo riempimento per correggere alcune stranezze. Ma queste aggiunte venivano fatte una volta sola ed alla fine del progetto. Non erano qualcosa che dovevo gestire per tutta la durata del progetto.
E man mano che i modelli miglioravano, visto che mi concentravo più su di essi che sui disegni, i disegni necessitavano sempre meno di ritocchi. Ero anche meno infastidito dalle piccole imperfezioni che rimanevano.

Ho capito che il rallentamento causato dal risolvere qualcosa che nessuno avrebbe notato era una perdita del mio tempo.
Ho imparato che non tutti gli errori grafici erano importanti o che dovevano essere riparati.
Automatizzando le grafiche 2D e ponendole come secondarie rispetto al modello 3D, il 2D è migliorato più rapidamente rispetto a se avessi continuato a concentrarmi sul 2D. Questo è uno dei grandi segreti del BIM. Lasciando andare i disegni, migliorano. Di molto. E più facilmente. MOLTO più facilmente. E più velocemente. MOLTO più velocemente.

Questo viaggio è una progressione da manuale ad automatico. Non è un processo che si può fare in un solo passaggio. Da 100% manuale a 100% automatico. È un'evoluzione costante ed eterna. Iniziamo nel mondo del lavoro manuale (disegno a mano) e ci spostiamo verso il lavoro automatico (un’IA che svolge i nostri comandi). Siamo attualmente nel regno semi-automatico, che spingiamo diligentemente ulteriormente verso il completamente automatico.

 

Alza la mano se stai usando un Template
(Tutti alzano la mano)

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Aggiungi automazione a tutti i progetti, non solo a uno. Pensa in questo modo: la grafica delle mie sezioni è automatizzata. Il colore viene dai Materiali da Costruzione e lo spessore delle linee proviene dalle Sovrascritture Grafiche. Finché seguo il mio template e i miei automatismi, non dovrò mai preoccuparmi di come appariranno le linee e i riempimenti delle mie sezioni. MAI. MAI. Per il resto della mia carriera (decenni, probabilmente), non dovrò dedicare del tempo a situazioni che si occupano di linee e riempimenti di una sezione. Proprio come non perdo più tempo assicurandomi che il piano e l’alzato corrispondano. O che i numeri dei disegni corrispondano ai marcatori di dettaglio.

 

Se sei arrivato a questo punto, non dobbiamo più convincerti riguardo a come il BIM possa aiutarti e migliorare il tuo business. 
Possiamo però raccontarti di come ARCHICAD ed i suoi strumenti ti aiutano, supportano ed accompagnano nel tuo lavoro, automatizzando il 2D e permettendoti di concentrarti esclusivamente sulla progettazione del modello digitale.

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