BIM

Lettura: 12 MINUTI

La I di BIM: l'importanza delle Informazioni in fase progettuale

Scritto da Roberto Marin
il 14 giugno, 2022

Tag: Lavorare in BIM, Documentazione

Quanto è centrale la "I" all'interno dell'acronimo BIM? Tantissimo! Le informazioni sono il cardine su cui ruota la filosofia BIM, che contraddistingue inequivocabilmente un "semplice" modello tridimensionale da un modello in cui sono presenti i dati degli oggetti che lo compongono.

Roberto, che barba! Già non è facile progettare con tutta la normativa edilizia in continuo aggiornamento, ora mi dici che devo inserire i dati all'interno di un disegno mentre progetto? Grazie, ma no grazie!

Forse è la risposta che darei anche io a chi mi dicesse di aggiungere alla pratica progettuale un ulteriore sforzo necessario a inserire all'interno del modello delle informazioni. Per fortuna la situazione è ben diversa e in questo caso "lo sforzo non sarà con noi".

 

La documentazione di progetto

Prima tappa, doverosa, è la documentazione di progetto. Perché?

Perché se sei un progettista e/o lavori in uno studio, i dati identificativi di queste due figure vanno inseriti nel cartiglio della tavola di progetto, come i dati identificativi del proprietario e del sito in cui state intervenendo.

Tutti questi dati sono necessari e indispensabili per iniziare qualsiasi pratica edilizia e sono già nelle vostre mani: vanno semplicemente inseriti in Archicad per poterne sfruttare le automazioni nella fase di creazione delle tavole progettuali, come descritto nell'articolo sull'automatizzazione dei processi.

L'esempio che rende meglio l'idea è una situazione tipo. Dopo aver impaginato tutte le tavole ti prepari a creare tutti i pdf da portare alla revisione, quando ti chiamano al telefono per dirti che è cambiato il nominativo dell'Impresa esecutrice, solo il Signore sa il perché. Se hai seguito i consigli indicati nell'articolo citato poco fa, con la ricompilazione dei relativi meta dati nella finestra Info Progetto, la nuova intestazione si propagherà a tutti i testalini, senza ulteriori azioni da parte del progettista. In questo caso si tratta davvero di pochi minuti e si potranno creare i file pdf con i testalini corretti per l'orario di revisione concordato.

3-2

 

Gestire subito le informazioni 

A differenza di un software di modellazione tridimensionale, quando si inizia a progettare con un software di BIM authoring ci si rende conto subito che, fin dalle prime azioni, gli oggetti disegnati contengono già molte informazioni.

Partendo proprio dall'inizio, quando ci si presenta lo schermo bianco di Archicad completamente vuoto, viene immediato partire disegnando i muri dell'immobile per ottenerne la pianta.

Selezionando lo strumento Muro e senza impostare nulla, utilizzando così le impostazioni predefinite dello strumento, posso tracciarne la lunghezza con due clic del mouse: uno per determinare il punto di inizio ed uno per il punto finale.

Con una semplice azione abbiamo però già qualche dato a nostra disposizione: oltre alla lunghezza appena tracciata, abbiamo lo spessore totale del muro, la sua composizione in strati con i relativi spessori e la sua altezza totale. Il primo e il secondo dato sono strettamente correlati e possono essere visualizzati e/o modificati agevolmente richiamando la finestra delle impostazioni del muro selezionato. Il terzo dato è invece, per impostazione predefinita, agganciato all'altezza impostata tra i piani, anch'essa modificabile a piacimento.

Un gesto col mouse, quattro dati. Ecco spiegato perché, quando penso al tempo speso nei disegni CAD architettonici, mi viene immediato il mal di testa!

4-3

Cambiando strumento, prendiamo come esempio l'azione di inserire un oggetto di arredo già presente nella libreria di Archicad all'interno del progetto: iniziando sempre dallo schermo bianco di partenza di Archicad, selezionando ad esempio una sedia dalla libreria incorporata di Archicad con un click del mouse si determina il punto di inserimento in pianta.

Lo stesso procedimento visto precedentemente con il muro si ripete anche con la sedia; con un singolo gesto abbiamo inserito l'oggetto nel progetto ottenendo altri dati a nostra disposizione: le due dimensioni in pianta (larghezza e lunghezza) ed i materiali di superficie associati ad esso.

Come avrete notato da questi due semplici esempi, ogni oggetto inserito all'interno del modello porta con sé una certa quantità di dati, diversamente da un software CAD che con questi gesti ci avrebbe permesso di tracciare solo delle primitive come una linea o un punto.

 

L'importanza del database

Adesso prova a pensare a quanti dati possiamo trovare all'interno di un modello BIM solo utilizzando gli strumenti disponibili all'interno del software di BIM authoring creando anche un semplice edificio di un piano. Tutti questi dati, immediatamente disponibili, visualizzabili e modificabili che derivano dagli oggetti utilizzati nella modellazione, sono di tipo parametrico e sono la materia prima per la costituzione del database dal quale posso estrarre i dati secondo interrogazioni specifiche tramite delle tabelle chiamate Abachi.

Il database dei dati non viene alimentato dalle sole azioni di modellazione dell'edificio, che li preleva da ciò che è modellato o inserito: possiamo aggiungere altre informazioni in base alle necessità della nostra progettazione, della visualizzazione o della trasmissione dei dati. Questo tipo di dati possiamo definirli "personali" perché possono essere inseriti o meno in base alla necessità dell'utente.

Partendo sempre dal muro creato in precedenza, aprendo la finestra delle impostazioni dell'oggetto selezionato possiamo iniziare a lavorare su altre proprietà dell'oggetto: le prime a nostra disposizione sono le impostazioni che riguardano i materiali di superficie.

Non fatevi trarre in inganno dal fatto che modificando le impostazioni dei materiali di superficie si intervenga solo sull'aspetto grafico del muro e che pertanto sia solo una questione di visualizzazione: queste proprietà possono tornare molto utili, ad esempio, per estrarre dal modello la quantità di superficie in metri quadri associata a uno specifico materiale grazie all'utilizzo di un abaco che interroga il database del modello.

Copertina blog Graphisoft-1

A proposito di abaco, non si tratta di niente che richieda un particolare sforzo per esser utilizzato: per ottenere questa specifica informazione relativa alle superfici non va nemmeno creato da zero! È pronto nel template standard di Archicad e lo puoi consultare scorrendo verso il basso l'elenco presente nel navigatore e, selezionando l'omonima voce, troverete al suo interno il gruppo delle Superfici; oltre all'abaco dedicato a tutte le finiture presenti nel modello, è disponibile quello dedicato alle finiture suddivise per elemento e quello delle aperture.

Se invece non ti interessano le superfici ma il numero delle sedie presenti all'interno del modello, anche in questo caso la risposta la troverete nell'abaco dedicato, presente anch'esso nel template standard di Archicad: invece di guardare nel gruppo delle Superfici basterà spostarsi nel gruppo Elementi ed effettuare un doppio click sulla voce Inventario oggetti per trovare elencata la sedia precedentemente inserita e le sue caratteristiche.

 

Le interrogazioni interattive

Gli abachi sono strumenti molto potenti e flessibili: una volta capito il loro funzionamento, sarà facile imparare a crearne di nuovi in base alle esigenze del momento. Un'altra caratteristica degli abachi di Archicad è la loro interattività col modello: ciò vuol dire che se modificate una caratteristica all'interno dell'abaco, questa avrà una diretta ripercussione nel modello.

Un esempio di approccio alternativo alle modifiche visuali a cui siamo abituati noi architetti può essere la modifica della tipologia di un muro passando dall'abaco anziché passare dalla selezione puntuale dei muri da sostituire direttamente nel modello tridimensionale. Questo è un tipo di automazione intrinseco del modello BIM che permette di risparmiare un bel po' di tempo: puoi trovare un esempio pratico di questo procedimento in questo video.

Tutto ciò è possibile all'interno del template di Archicad utilizzando strumenti e oggetti disponibili nella sua libreria: senza alcun tipo di sforzo e con la semplice modellazione, in poco tempo posso estrarre già una bella quantità di dati dal modello utilizzando anche solo gli abachi preimpostati in Archicad.

 

Approfondire Classificazioni e proprietà

Se volete andare un po' più a fondo sull'argomento dati, immagino che i più curiosi abbiano notato la tendina Classificazione e proprietà disponibile in ogni strumento di Archicad.

5-1

All'inizio della conoscenza con Archicad, ho dato solo una sbirciata a questa tendina per capire di cosa si trattasse e per un certo periodo non ho mai approfondito: in fin dei conti si può progettare fino all'impaginazione delle tavole senza intervenire su Classificazioni e Proprietà e possono bastare gli abachi del template di Archicad...

Poi la questione mi è stata presentata all'interno del corso Gli Abachi in Archicad di Graphisoft Learn e mi si è scoperchiato il proverbiale vaso di Pandora davanti agli occhi! Consultando il supporto Archicad puoi approfondire questo argomento, ai fini di questo articolo ecco una sintesi dell'utilizzo pratico di questi due tipi di dati.

Modificare la classificazione di un oggetto può tornare utile, ad esempio, nel caso di utilizzo dello strumento solaio per creare un controsoffitto: è meglio che questo solaio venga classificato come soffitto al posto di solaio, allineando automaticamente anche la corretta esportazione degli attributi IFC.

Le proprietà invece posso sia modificarle che inserirne di nuove: per avere una panoramica di quelle disponibili basterà selezionare il menu Opzioni e poi la voce Gestore Proprietà: vedrete che l'elenco è molto corposo! Si va dai dati generici dell'oggetto e del costruttore fino a dati più dettagliati come la resistenza la fuoco o la trasmittanza termica. Nel caso in cui mancasse qualcosa, c'è il comodo tasto "+" per aggiungere la proprietà mancante che vi serve.

 

Un nuovo futuro di Interoperabilità

In un precedente articolo ho indicato i motivi per cui l'interoperabilità è fondamentale nel moderno processo di progettazione architettonica: questo compito è affidato al file IFC, nato per lo scambio di informazioni e dei dati con software diversi.

A questo proposito, ad esempio, i dati che vengono inseriti all'interno delle proprietà generalmente sono inquadrati all'interno dello schema dei file IFC in IfcPropertySet che, a sua volta, è suddiviso in due categorie di informazioni: la prima legata ai dati e alle informazioni che l'operatore assegna, la seconda legata ai dati quantitativi ricavati all'interno del modello stesso. Anche per questo argomento esiste un articolo di approfondimento qui sul blog di Graphisoft Italia.

Questo paradigma di scambio informazioni a cui ci stiamo abituando però potrebbe cambiare: da inizio 2022, al cospetto del file IFC, si è presentato un intraprendente avversario: il suo nome è dotbim, file con estensione ".bim".

Le sue intenzioni sono di tutto rispetto: trasferire geometria e dati, essere libero ed aperto (in piena filosofia openBIM che ci è tanto cara) ed ha un obiettivo molto ambizioso come quello di mantenere la relativa documentazione racchiusa in una pagina.

Oltre al naturale interesse verso questo nuovo formato di file per il mondo BIM, le sue caratteristiche ci possono far ipotizzare un utilizzo anche in altri contesti legati al mondo delle costruzioni e guardare un po' più in là, verso il futuro.

Copertina blog Graphisoft (1)

Il file .bim infatti si appoggia alle mesh triangolate per trasmettere le geometrie insieme ai dati del modello: le mesh sono probabilmente il tipo di geometria più semplice che si possa ottenere da un modello tridimensionale, meno preciso del formato B.rep (Boundary representation o rappresentazione per contorni) e proprio per questo più funzionale all'interscambio di dati ed al coordinamento.

Ora che sappiamo che un modello BIM può viaggiare tramite mesh e dati, aggiungiamo a questo ingrediente relativo alla nuova tecnologia messa in campo da Arskan che permette la compressione delle mesh riducendone la dimensione fino a 100 volte senza perdita di dati. Mescoliamo un po' e uniamo i puntini.

Una mesh di una cattedrale, ad esempio, da 200 GB (più grande dell'attuale hard disk del mio portatile, per dare un ordine di grandezza) potrà essere compressa fino a 2 GB (come sta sperimentando Arskan) permettendo la distribuzione del suo Twin Model, e consentendone la visualizzazione, la gestione e la condivisione dei relativi dati, dal web, in movimento, su nostri dispositivi mobili.

Una volta che i modelli BIM e i relativi Twin Model potranno essere trasferiti grazie all'unione di queste due tecnologie sarà possibile consultare gemelli digitali interattivi, collaborativi e in tempo reale su un tablet, come è stato possibile nell'esempio del gemello digitale del parcheggio LPA Cordeliers di Lione di 28.000 mq, visualizzabile da un tablet o da uno smartphone, approdando così all'era dei Mobile Digital Twin.

Concludendo, è chiara l'importanza dei dati all'interno di un modello tridimensionale e della filosofia (Open)BIM, in quanto permettono al singolo progettista automazioni, maggior conoscenza, stime economiche e diverse visualizzazioni del progetto e, dal punto di vista globale, sono il cardine su cui si basano i Twin Model dei Digital Twin che, con il progredire della tecnologia, passeranno da un ambiente statico di fruizione ad uno più dinamico on-site.

 

 

 


Vuoi implementare un flusso di lavoro in BIM?

Comincia dai nostri ebook gratuiti: sono un'infarinatura del perché e di come il BIM migliora il tuo business e ti rende competitivo sul mercato, che tu sia un singolo professionista o un'azienda strutturata.

Scarica l'ebook BIM FACILE