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Nel precedente articolo abbiamo affrontato il tema dei dati all'interno della filosofia BIM: perché sono importanti, come sono strutturati e dove inserirli con Archicad. In questo nuovo appuntamento invece vedremo come impostare correttamente la strategia di lavoro, tenendo presente gli obiettivi di progettazione.
BIM: da dove partire
Se avete notato, negli esempi fatti sono sempre partito dalla schermata vuota di Archicad, un ambiente molto pulito e minimale che, con quello spazio bianco, potrebbe generare in noi architetti il tipico effetto da “disegno compulsivo” che ci si presenta ogni volta che abbiamo di fronte un foglio: in queste circostanze per noi è importante iniziare a lasciare un segno, di qualsiasi tipo esso sia. L'architetto è chiamato per sua natura a disegnare, esprimere il concetto dell'idea e farla evolvere verso un progetto.
Come sappiamo bene, gli architetti si esprimono meglio con i disegni che con le parole. Questo linguaggio disegnato, sebbene sia indubbiamente vincente nel nostro lavoro perché ci permette di trasformare in realtà le idee creative, potrebbe però rivelarsi una lama a doppio taglio quando viene calato all’interno della filosofia BIM.
La foga creativa ci impone di partire a spron battuto nel buttar giù le idee, senza riflettere troppo sulla visione generale: si inizia col disegnare una stanza, poi un’altra, fino a completare la pianta, tendenzialmente ragionando in due dimensioni, demandando a un momento successivo l’azione di alzare la testa per pensare alle sezioni e/o prospetti guardando il progetto in tre dimensioni.
Questo approccio, che deriva dal disegno a mano, non è adatto al caso in cui si lavori a un progetto utilizzando la filosofia BIM: è fondamentale fermarsi un attimo prima di avventarsi su mouse e tastiera, non tanto per andare a cercare i documenti di contorno al progetto nascosti dietro ad acronimi di natura anglosassone, quanto per focalizzare due punti importanti: cosa dobbiamo fare e quali sono gli obiettivi.
Una volta chiariti questi due punti possiamo occuparci di come collegarli, e successivamente iniziare a metter mano al computer.
Definire la strategia
Il nostro lavoro è molto eterogeneo e, sebbene questa parte dedicata al "cosa fare" possa esser giudicata banale, diventa importante chiarire quale sia lavoro da svolgere prima di partire. Ad esempio, penso che ognuno di noi metta in campo strategie diverse nell'affrontare gli elaborati necessari a una pratica comunale o a una restituzione da un rilievo, oppure ancora alla realizzazione di un progetto esecutivo.
Gli elaborati grafici di una pratica comunale richiedono un livello di dettaglio e di linguaggio diverso da quelli impiegati per realizzare un progetto esecutivo: a partire dalle diverse scale impiegate, nella pratica comunale ci possono essere delle tavole di sovrapposizione tra lo stato concessionato e il progetto, mentre nel progetto esecutivo ci sono dettagli costruttivi in scala 1:5.
Conseguentemente, la definizione del tipo di pratica che dovremo consegnare all'Ufficio Tecnico comunale è lo strumento amministrativo per realizzare il desiderio del Cliente: spesso, all'inizio della mia professione, a tal riguardo avevo invece un pensiero che suonava più o meno come: "Adesso inizio a metter giù il rilievo, poi penso alla pratica"... Approccio che non possiamo proprio definire giusto nel moderno processo di progettazione!
Ad esempio, una pratica CILA (comunicazione inizio lavori asseverata ex art. 6-bis D.P.R. 380/01) avrà sempre gli stessi elaborati tecnici, con poche variazioni delle tavole grafiche che verranno consegnate all'Ufficio Tecnico Comunale: per mia esperienza, di solito viene tutto condensato in un unico elaborato grafico progettuale, con pianta del progetto concessionato, pianta di progetto e sovrapposizioni, calcolo dei rapporti areo-illuminanti e una sezione che si ripete seguendo lo schema delle piante. Questo è un tipico esempio di flusso di lavoro che può essere replicato facilmente per ogni pratica CILA, consentendo di ottimizzare il lavoro e ottenere delle economie di scala.
Visto che stiamo iniziando ad avventurarci nel BIM, consiglio di non concentrare la propria attenzione su abbreviazioni o norme dedicate alla filosofia BIM: avendo ad esempio una pratica edilizia da consegnare, bisogna concentrare gli sforzi a focalizzare le parti ripetitive del workflow lavorativo che stiamo svolgendo, o almeno la maggior parte di esso, per riuscire ad ottimizzarne l'esecuzione.
Tutto ciò passa dalla costruzione di un template, ritagliato sul proprio workflow e, se non l'avete ancora realizzato per il vostro lavoro, bisogna iniziare a pensarci. Quest'estate mica vorrete passare tutto il tempo ad ascoltare le chiacchiere del vostro vicino di ombrellone!
L’estate (o l’inverno, a seconda dei gusti) è il miglior momento in cui pensare a come vada strutturato il proprio template: lontano dallo studio e terminate le belligeranze edilizie (o almeno molto attutite), senza pratiche da chiudere per l’altro ieri o essere continuamente interrotti. Vi vedo già, magari all'ombra dell’ombrellone del bar sul lungo mare, mentre sorseggiate la vostra bevanda preferita ghiacciata e scarabocchiate diagrammi di flusso su un tovagliolo di carta… Le migliori idee nascono proprio così!
Tra un sorso e l'altro, tenete bene presente nei vostri ragionamenti che la filosofia BIM raggruppa sotto la sua ala una serie di strumenti e pratiche indirizzate a migliorare l'efficienza del lavoro e la qualità della documentazione: la domanda centrale da porsi è: in che modo la tecnologia BIM può aiutare il mio lavoro?
Fissare gli obiettivi di modellazione
Fermarsi un attimo prima di iniziare a modellare è importante per non disperdere le energie: cadere in questo tranello è molto facile, e un paio di volte ci sono cascato anche io con tutto il computer a seguito.
Questa fase preliminare è importante non solo quando si è davanti al computer, è importante anche nelle fasi iniziali di impostazione del lavoro, a partire del primo giorno in cui ci si siede col Cliente per parlare del nuovo lavoro imminente, sia quando si partecipa a riunioni in team: focalizzare gli obiettivi e scriverli da qualche parte, annotarne le caratteristiche salienti, fermare i concetti chiave per tenerli sempre davanti a sé quando si inizia a lavorare.
Tutto ciò consentirà di essere più produttivi in fase di modellazione e informatizzazione del modello, essendo più concentrati verso gli obiettivi concordati.
Lasciatemi fare un esempio per chiarire il concetto: in fase di restituzione di un rilievo, magari fatto a mano trascurando le economie di scala derivanti dalle nuove tecnologie di rilievo, vi mettete a modellare utilizzando le possibilità offerte da Archicad, sfruttando i profili complessi per modellare proprio quel muro che presenta in facciata due tipi di rivestimento diverso separati dal classico profilo in pietra orizzontale.
Visto che volete fare bene il vostro lavoro, mettete a punto anche la resa grafica dei due rivestimenti diversi e della pietra, ottenendo un bel risultato sia in vista tridimensionale che renderizzato. Vi spingete oltre, perché siete dei professionisti e l'asticella non è mai alta abbastanza, e fate anche un passaggio con Twinmotion per vedere come si comportano i materiali di questo muro con il cambiare dell'angolazione del sole. Peccato che, preso da queste operazioni per dare anche all'occhio la sua parte, il vostro cervello da architetto ha elegantemente glissato sull'obiettivo principale di quella fase progettuale: la modellazione in corso era propedeutica allo studio energetico che sarebbe stato eseguito da un altro studio con un software apposito.
Appena mi sono ricordato di questo "piccolo" particolare ho chiamato subito il collega che si occupava dello studio termico per chiedergli se potesse fare una prova e verificare come il suo programma leggesse il file IFC esportato.
Complice la mia giovane esperienza dell'epoca, ho potuto constatare tristemente che tutto il mio bel muro, creato con i profili complessi e dai materiali quasi perfetti, non veniva letto dal programma termico del collega. E quando dico che non veniva letto, voglio dire che il muro non esisteva fisicamente nel modello 3D importato nel software del collega e che di fatto non rendeva possibile il calcolo termico, l'obiettivo di quella fase progettuale.
Questo è il mio personale promemoria per ricordarvi di tener ben visibili davanti a voi gli obiettivi del vostro lavoro: nel mio caso, mi sarei risparmiato un bel po' di ore di lavoro, di energie e di concentrazione; per fortuna il lavoro non è stato alla fine inutile, perché la caratterizzazione del modello era importante per il Cliente, ma in quella fase specifica non era necessaria e sarebbe stato molto meglio svilupparla in seguito.
Come si dice, sbagliando si impara.
Dati e informazioni nel modello BIM
Credo che l'esperienza personale di questo aneddoto sia un'utile informazione da tenere a mente prima di iniziare a lavorare e credo che sia utile in questo articolo anche chiarire un aspetto della filosofia BIM sotterraneo e spesso trascurato.
Il modello BIM è qualcosa di affasciante grazie alla possibilità di associare i dati alle parti del modello. Questo non vuol dire che tutto ciò che abbiamo presente sul modello debba portare con se tutti i dati che lo riguardano o che dobbiamo controllare che ci siano tutti.
Anzi, è tempo perso nella nostra professione. Affermazione forte, eh? Proviamo a ragionarci insieme.
Il dato che inseriamo all'interno del modello BIM è importante e deve essere corretto, però alla fine si tratta solo di un dato e il nostro lavoro non è finito con il suo inserimento: abbiamo semplicemente reso noto un dato di un'entità all'interno del nostro modello.
Per capire perché il nostro lavoro non finisce con l'inserimento del dato all'interno del modello, vi porto un esempio semplice ma in altro contesto: grazie ai moderni smartwatch abbiamo la possibilità di monitorare la nostra frequenza cardiaca fornendoci il dato relativo ai battiti del cuore al minuto. Ipotizziamo di leggere il valore di 100 battiti al minuto: abbiamo letto il dato, ma non abbiamo l'informazione.
Questo perché il dato fornito può dare un'informazione diversa in base al contesto in cui viene letto: se la frequenza cardiaca è stata misurata a riposo oppure misurata dopo una corsa il nostro cervello ne estrapola un'informazione diversa. Il dato contestualizzato fornisce l'informazione che ci permette quindi di intraprendere un'azione appropriata.
Tornando al nostro mondo progettuale, sono le informazioni e non i dati a rendere il modello BIM informativo. Pertanto, in base agli obiettivi del vostro modello, è importante inserire solo i dati che vi servono per comunicare specifiche informazioni, rendendo la vostra azione decisamente mirata e produttiva.
Utilizzare correttamente i dati
Alla luce di queste idee, proviamo a fare un esempio anche nel campo della modellazione: ha senso introdurre nel nostro modello un serramento fatto a regola d'arte, un twin copy di quello che verrà effettivamente messo in cantiere, compreso di materiali, guarnizioni, maniglie, cerniere, viti e chiave?
Evidentemente no, perché se il vostro ruolo è quello del progettista e dovete lavorare sul modello, avere al suo interno anche solo cinque serramenti di questo tipo rallenta inesorabilmente la vostra azione. Molto meglio, a mio parere, usare un serramento della libreria standard di Archicad il più simile possibile di cui si può gestire il livello di dettaglio e mettere il link alla relativa scheda tecnica: si mantiene leggero il modello e non si perde tempo in lunghe modifiche al serramento.
Se volete seguire questa strada, la procedura per inserire un link a una scheda tecnica è molto semplice: posizionate la scheda tecnica del vostro serramento sul cloud dal qual possiate recuperare il link pubblico del documento (ad esempio con Dropbox); una volta generato il link e copiato, si tratterà di inserirlo nelle proprietà dell'oggetto, nel nostro caso il serramento. Ancora più facile, nel caso del serramento, passando direttamente dall'abaco dedicato al BIMx (Default per output BIMx) ed inserirlo direttamente alla relativa voce in cui è possibile inserire il link al sito web del produttore che in questo esempio sarà il link pubblico che avete generato.
Otteniamo così almeno due vantaggi molto importanti: il primo è l'impareggiabile velocità nel sostituire solo la scheda tecnica e intervenire in modo rapido con modifiche di dettaglio nel caso in cui si cambi idea sui serramenti, cosa che capita di solito quando il Cliente legge il preventivo del fornitore, che spesso è più alto di quello che si aspetta; il secondo è quello di poter consultare il link dall'ipermodello BIMx esportato, generando il classico effetto wow durante la presentazione.
Un altro esempio che riguarda l'utilizzo dei dati per trasmettere l'informazione è la possibilità di evidenziare la diversa resistenza al fuoco delle strutture di un edificio, ma le possibilità da esplorare sono tante: si può seguire questa guida ai diagrammi, sfruttare la documentazione 3D o le presentazioni concettuali. Tutti spunti da cui poter trarre ispirazione combinando i giusti dati con la loro visualizzazione per realizzare la migliore trasmissione dell'informazione.
Da dove partire?
Bisogna partire al contrario.
Rispetto alla canonica modalità di progettazione che abbiamo imparato all'università, bisogna fermarsi un attimo e, per partire con il piede giusto con il nostro modello BIM, farsi questa domanda: qual è lo scopo e l'informazione che deve trasmettere il mio dato?
Nell'insieme del mare magnum dei dati che si possono inserire all'interno del modello vanno scelti solo quelli utili al nostro scopo. Tutto il resto, se mi passate il termine, è fuffa.
Chiarito cosa fare, tenendo ben presente gli obiettivi delle varie fasi progettuali, si può partire con la realizzazione del nostro modello BIM informativo, scoprendo nuovi modi di comunicare, nuovi metodi di gestione dei progetti e anche nuovi modi di condurre riunioni.