BIM

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Restare competitivi: il BIM come strumento di crescita dello Studio

Scritto da Hilario Bourg
il 25 maggio, 2021

Tag: Lavorare in BIM

Prima del BIM non si prestava particolare attenzione al metodo di lavoro: ai candidati veniva richiesta una generica conoscenza del CAD, spesso nemmeno ben stimata. Dal canto loro avevano imparato l'uso degli strumenti perlopiù da autodidatti, sul posto di lavoro o durante gli studi. Da quando il BIM si è affacciato sulla scena progettuale questa lacuna risulta inaccettabile. Oggi i collaboratori non sono più semplici manovali del progetto ma progettisti a 360°, e la loro preparazione è determinante per il successo o meno dello Studio.

 

Nulla si crea e nulla si distrugge

Con il BIM non facciamo altro che mettere insieme competenze già esistenti ma che non avevano un retroterra comune: pensiamo alla certificazione di qualità ISO 9001, agli attestati e ai protocolli energetici, ecc. Competenze specialistiche che oggi, nel quadro del BIM, costituiscono i tasselli di un mosaico più ampio.

Al disegnatore era richiesto di svolgere unicamente le proprie mansioni di tipo grafico e poco altro, mentre il BIM prevede che ogni scelta progettuale sia ponderata sotto diversi aspetti disciplinari e approvata da tutti i partecipanti al progetto, così che ogni competenza richiesta concorra alla definizione dell’insieme. Ciò non significa che ogni operatore deve conoscere tutto, sarebbe dispersivo e controproducente, ma che la sua competenza costituisce una parte organica del tutto.

 

Conciliare crescita individuale, risorse e obiettivi dello Studio

Il rapporto fra lo Studio e i collaboratori è cambiato a favore di una maggiore valorizzazione della risorsa umana. Non è un caso che le certificazioni sulle figure del BIM, i cosiddetti BIM Specialist, BIM Coordinator e BIM Manager, siano nominali.

L'apporto di conoscenza fornito dai collaboratori è oggi più che mai tenuto in considerazione. Anzi, in questo che possiamo considerare come un periodo di transizione al BIM, non è infrequente il caso in cui i collaboratori, freschi di un master BIM o forti di esperienze pregresse, siano portatori di nuove conoscenze. Una situazione poco consueta fino a qualche anno fa.

Una volta completata la transizione verso il BIM, quando i primi BIM Specialist di oggi diverranno i BIM Coordinator e BIM Manager di domani, la necessità di nuovi apporti non verrà meno e anzi sarà un fattore sistemico.

 

Il turnover

La scarsa specializzazione dei progettisti ha comportato per anni un ricambio piuttosto frequente del personale, in alcuni studi più che in altri. Un avvicendamento continuo gioca chiaramente a discapito della qualità del lavoro, ma questa veniva compensata dalla disponibilità quasi illimitata di manodopera non specializzata, spesso impiegata oltre l’orario di lavoro, spesso anche nei fine settimana. Le ore lavorative extra, già tendenzialmente a basso costo, in molti casi non venivano nemmeno riconosciute.

In questo contesto, la crescita professionale era fortemente limitata e ogni iniziativa individuale vista con sospetto e come una perdita di tempo.

Personale dello studio

Oggi l'eccessivo ricambio di personale è invece considerato come un fattore fortemente limitante perché comporta tempi e costi di formazione ulteriori: gli studi devono premunirsi e predisporre la continuità operativa attraverso la trasmissione delle conoscenze e la codifica di standard e procedure condivise. Ecco perché si comincia a ragionare in termini di certificazione dello Studio e non solo delle figure del BIM, per strutturare le conoscenze e l'organizzazione del lavoro.

A tal proposito è stata emessa la Prassi di Riferimento UNI/PdR 74:2019 “Sistema di Gestione BIM – Requisiti”, in conformità con la norma ISO 9001:2015 ma specifica sul BIM. Potete scaricare gratuitamente la norma direttamente sul sito UNI, previa registrazione.

Anche qualora i collaboratori decidano di intraprendere altre strade, nelle realtà BIM si tende a mantenere il rapporto perché, al di là della riconoscenza reciproca, in questo modo possono crearsi ulteriori opportunità spendibili in futuro: gli ex collaboratori diventano il tramite di contatto fra realtà diverse e costituiscono anche in questo modo una risorsa preziosa per lo studio.

 

Evoluzione dello Studio

Gli Studi di progettazione, sulla spinta dell’innovazione tecnologica, stanno progressivamente mutando da realtà autoriali, totalmente incentrate sulla figura del titolare, a poli di interscambio di esperienze e conoscenze, dove si mettono in pratica le capacità acquisite che concorrono alla crescita collettiva. L'utente BIM rispetto al passato è consapevole di come lavora e perché. Questa consapevolezza, unita alle conoscenze specifiche acquisite, viene trasferita nel lavoro di tutti i giorni.

La formazione è l’attività che più di ogni altra caratterizza il nuovo corso: in primo luogo sull’utilizzo dei software, poiché la loro padronanza è oggi più che mai determinante per il successo dello Studio, ma anche su temi legati all’esercizio della professione e sulle cosiddette softskills, l’insieme di competenze complementari come la capacità di comunicazione o di lavorare in team.

La formazione viene erogata in presenza, all’interno dello studio o sempre più spesso anche in via telematica, sincrona o asincrona. Le formule in abbonamento sono l’ideale per gestire gli aggiornamenti e mettere al pari ogni nuovo arrivo. Vi consigliamo uno sguardo alla nostra piattaforma di apprendimento GRAPHISOFT Learn per scovare nuove opportunità di crescita.

GRAPHISOFT LEARN

Ma la formazione non è l’unica attività sviluppata in parallelo: molti studi cominciano a curare maggiormente l’immagine e la comunicazione integrando in alcuni casi anche figure dedicate. La promozione di eventi, la partecipazione a fiere di settore o eventi online, l’iscrizione ad associazioni di categoria, sono tutti esempi di attività che mettono in comunicazione lo Studio con altre realtà.

Ad esempio, alcuni Studi istituiscono relazioni con le Università per aggiudicarsi i migliori prospetti, mentre i rapporti con le Softwarehouse sono divenuti un fattore strategico che va ben oltre la sola fornitura del prodotto.

 

Le dimensioni dello Studio

Le dimensioni dello studio non si misurano tanto per numero di addetti, quanto per le competenze messe in campo. La tecnologia è in grado di sostituire parte del lavoro umano (o quantomeno i compiti più ripetitivi) e la stessa mole di lavoro oggi può essere svolta da un minor numero di addetti. Per un approfondimento vi invitiamo alla lettura dell’articolo dedicato alle differenze fra 3D e BIM.

Ciò non deve essere inteso come possibilità di ridurre il numero di addetti impiegati ma come opportunità di crescita dello studio: con il BIM, la quantità di lavoro prodotto cresce in maniera più che proporzionale rispetto al numero di addetti impiegati. Il carico di lavoro cresce, sia perché viene incrementato il numero di commesse, sia perché la quantità di elaborati richiesti per ogni progetto aumenta di pari passo con l’innalzamento dei requisiti prestazionali richiesti. Da un lato possiamo quindi ridurre il numero di addetti, dall'altro dobbiamo però incrementare la qualità.

Nel grafico prodotto da Aidea, una grande Impresa di Ingegneria e Costruzioni delle Filippine, notate come la curva di crescita del numero di impiegati sia cambiata a partire dal 2006/2007, anno in cui hanno implementato il BIM insieme a GRAPHISOFT.

Aidea

 

Non solo il lavoro finito

Puntare sulle competenze significa non soltanto vendere il prodotto finito ma la propria conoscenza: prendiamo ad esempio lo studio Enzyme di Hong Kong, un esempio virtuoso di come il BIM permette di ampliare i propri orizzonti.

Il nome Enzyme allude al ruolo degli enzimi come catalizzatori dei processi biologici: sono proteine che innescano una serie di reazioni benefiche all’interno degli organismi in cui agiscono. Questa metafora descrive perfettamente il loro approccio: una struttura snella costituita da un numero relativamente basso di addetti e coadiuvata da diverse collaborazioni esterne e che si propone presso grandi studi e aziende per sviluppare grandi progetti innovativi.

Nel 2018, insieme alla Takenaka Corporation partecipano al concorso di progettazione “Ylong Futuristic City” aggiudicandosi il primo premio.

 

La Takenaka ha prodotto gli elaborati grafici mentre i ragazzi di Enzyme hanno sviluppato il progetto sulla base di analisi del terreno e simulazioni, il modello, i render e le animazioni. Il fatto interessante è che dall’inizio fino alla consegna sono trascorse appena tre settimane. Ed è sorprendente la mole di lavoro che Enzyme è in grado di sviluppare.

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Lo studio D.Vision Architettura, ha creato un proprio brand operativo, BIM Factory, per offrire servizi di consulenza e coordinamento interdisciplinare ai propri clienti, così da favorirne la crescita e incrementare il know-how, in alternativa alla più tradizionale erogazione diretta di servizi di progettazione. Questo permette oltretutto di intessere forti relazioni con altre strutture complementari e creare così un network dinamico di studi e professionisti.

Nell'immagine, l'Hotel AIDA a Bardolino (VR), un progetto di qualche anno fa, frutto della collaborazione fra lo Studio DVA e l'impresa Irlandini. L'esempio è interessante perché con il BIM, oltre al progetto, sono state gestite le fasi di cantiere per rientrare nei tempi particolarmente ristretti imposti dalle amministrazioni locali.

CANTIERE-GRAPHISOFT_dvision_hotel_bardolino

 

Verso lo Studio azienda

Nel 2014, un libro molto interessante di Beatrice Manzoni, Leonardo Caporarello e Francesco Andrea Saviozzi dal titolo “L’architetto. Sette sfide manageriali per la crescita professionale” ha messo in luce le carenze manageriali degli architetti. Una delle sette sfide riguarda proprio la gestione delle risorse umane e viene indicata come uno dei fattori principali per il rilancio della categoria, si veda in particolare il capitolo "Alta intensità di conoscenza: le persone come chiave del successo".

Secondo gli autori, i grandi studi vanno ormai strutturandosi come aziende a tutti gli effetti, adottando sistemi di controllo qualità (ISO 9001:2015, UNI/Pdr 74:2019), mettendo in pratica Sistemi di Gestione dedicati, cambiando la forma societaria. Il cambiamento in atto non riguarda soltanto le grandi realtà, ma anche le piccole che partendo dall'innovazione tecnologica, dalla valorizzazione del personale ed espandendo la propria rete di relazioni possono affrontare, con successo, cambiamenti decisivi.

Del resto l’Italia, grazie alla sua innata capacità di adattamento e creatività, ha da sempre fatto delle Piccole Medie Imprese uno dei suoi principali punti di forza e questo vale anche nel BIM, dove le opportunità sono davvero numerose.