BIM

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La Trasformazione Digitale a due velocità nel Settore Edilizio

Scritto da Roberto Marin
il 13 giugno, 2023

Tag: IFC e Open BIM, Lavorare in BIM, Documentazione

Il vento del cambiamento verso la trasformazione digitale è ormai arrivato, ma non in tutti i contesti è riuscito a spodestare i vecchi metodi e rimpiazzarli con innovazioni come il BIM. Così, nel settore AEC spesso ci si trova a confrontarsi con realtà lavorative che si muovono a velocità diverse. In questo articolo le osserviamo da vicino, con aneddoti tragicomici riguardanti l'abuso edilizio e nuove prospettive future di utilizzo del BIM.  

Accertamento di Conformità

Tra le attività di un architetto libero professionista, c'è anche quella di mettere in ordine e rendere legittimi i casi di abuso edilizio. Una volta era più facile destreggiarsi in questi misfatti, ma ora la situazione è ben diversa e spesso ci si ritrova problemi ereditati a cui dover porre rimedio con le pratiche di sanatoria, che non sempre sono semplici e, soprattutto, non è detto che portino a regolarizzare l'abuso.

Specifico che il termine sanatoria, utilizzato da noi tecnici per rendere la questione comprensibile anche ai non addetti ai lavori, ha in realtà un nome ben preciso e una sua specifica procedura: l'Accertamento di Conformità indicato dall'Art. 36 del DPR 380/01 e s.m.i.. In sintesi, l'abuso edilizio è sanabile se l'opera realizzata rispetta una condizione, tanto semplice quanto tagliente: è conforme alla normativa vigente nel momento di conclusa realizzazione dell'opera e di presentazione della pratica di accertamento di conformità.

È una delle poche norme che non è ingarbugliata e non fa richiamo ad altre creando rimbalzi inutili: se non si rispetta questo semplice requisito, non c'è bisogno nemmeno di perdere tempo. Anche in questo caso, però, la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni...

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La strada impervia della digitalizzazione delle PA

Vi ricordate quando scrivevo del mio percorso partito dal disegno tecnico a mano, passato dal CAD e approdato al BIM? Hanno dovuto affrontare lo stesso processo anche le Pubbliche Amministrazioni. In alcuni casi hanno ottenuto degli ottimi risultati, come quello spiegato nella puntata di Archicad Talks con Stefano Mare, Funzionario Responsabile dell'Ufficio Tecnico della Regione Liguria, mentre in altri hanno riscontrato non poche difficoltà.

Vi racconto una mia esperienza professionale capitata in un contesto in cui il processo di cambiamento verso la digitalizzazione non si è radicato in modo stabile.

Occorre però una doverosa premessa: spesso, queste situazioni capitano nei comuni piccoli a causa della mancanza di risorse economiche e tecnologiche. Purtroppo, non è colpa di nessuno. È chiamato in causa il divario sempre più importante tra amministrazioni con più disponibilità finanziarie e altre che si ritrovano ad affrontare problematiche più vicine ai cittadini, come l'esborso economico per il rifacimento delle strade comunali.

Tornando alla mia esperienza, quando mi sono trovato a dover affrontare il workflow della pratica di accertamento di conformità, sin dalle prime battute ho incontrato un ostacolo riguardante, appunto, la digitalizzazione messa in atto dai piccoli comuni.

Come da prassi, in queste pratiche edilizie, la prima cosa da fare è partire dalla normativa, per capire quali sono i margini di operatività e se l'abuso è sanabile. La base tecnica principala da consultare sono le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore Comunale (in acronimo, le NTA del PRGC) e il Regolamento Edilizio.

Per recuperare questa normativa, sono andato sul sito ufficiale del Comune e ho cercato la voce Aree tematiche per cliccare poi su Urbanistica. Qui, ho trovato le NTA e le tavole del PRGC. Diversamente, per poter scaricare il Regolamento Edilizio, sono dovuto tornare indietro e, alla voce Regolamenti, dopo una lunga ricerca, ho trovato quello Edilizio tra gli altri presenti.

Vi consiglio di prestare attenzione e visionare il documento prima di scaricarlo, in quanto io mi sono reso conto solo dopo una lunga attesa di download che non era consultabile. Questo perché il regolamento, per essere considerato attuativo, deve possedere l'approvazione della Giunta. Quello che avevo trovato io ne era sprovvisto. Così, dopo aver bevuto una tisana per calmarmi, ho deciso di tornare alle vecchie maniere, telefonando al tecnico comunale.

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Le procedure vanno a rilento
 

Essendo reperibile solamente un giorno lavorativo, dopo una settimana, finalmente parlo col tecnico comunale, che mi conferma il fatto che il Regolamento Edilizio presente sul sito non è attuativo. Con mio grande sollievo, è così disponibile da inviarmi per email una copia del vero Regolamento attuativo.

Data la varietà di procedure e il relativo livello di complessità per ogni amministrazione, ne approfitto richiedendo anche l'accesso agli atti, necessario per avere il quadro completo dello stato dell'immobile. Mi arriva così nel pomeriggio la mail con due allegati che, senza alcuna sorpresa, si rivelano essere nient'altro che la scansione in PDF del Regolamento Edilizio cartaceo. Da qui, arriva l'amara certezza di dover sfogliare un centinaio di pagine per trovare le informazioni di cui ho bisogno.

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Vecchie metodologie vs Lavoro in BIM 

Questo è il tipico esempio di un evento che mi riporta con i piedi per terra. Come avrete capito, sono un amante della tecnologia applicata al mondo dell'architettura. Guardo al futuro cercando di capire la traiettoria delle innovazioni tecnologiche per implementarle nel mio mondo lavorativo, diviso tra progettazione e cantiere, ma comunque  applicabile al mondo delle costruzioni in generale.

La realtà dei fatti è che esiste un mondo a due velocità: il primo è al passo con i tempi, cerca di rapportarsi allo sviluppo delle altre Nazioni e ha il BIM come pietra angolare di accesso alle nuove tecnologie, ai nuovi workflow e alle nuove modalità di lavoro. Il secondo fa fatica a staccarsi dalle vecchie e consolidate metodologie di lavoro, come esempi di digitalizzazione che consistono nella mera scansione di un regolamento edilizio comunale cartaceo o nel disegno degli impianti abbozzati in pianta con la penna. Dopo questo sguardo tragicomico all'esempio del secondo mondo, passiamo agli sviluppi del primo per recuperare la speranza.


La nascita di nuovi acronimi

Nel mondo del BIM, l'utilizzo dell'acronimo è sempre più frequente, anche se non per tutto, come ad esempio il livello di fabbisogno informativo, sostituto del LOD e che i più esperti chiamano LOIN, ma sottovoce. È proprio il livello di fabbisogno informativo ad entrare in gioco nel nuovo acronimo del mondo BIM: IDS, ossia l'Information Delivery Specification di buildingSMART.

Si tratta un documento che definisce i requisiti di scambio del modello, interpretabile dal computer e automatizzabile. Basato sullo standard IFC, specifica come gli oggetti, le classificazioni, i materiali, le proprietà ed i valori debbano essere consegnati e scambiati, in perfetto stile openBIM.

Il suo ambito di applicazione è molto interessante: una volta definiti i livelli di fabbisogno informativo, è possibile ottimizzare la validazione dei modelli IFC e permetterne l'automatizzazione via software, visto che lavorano sulla stessa struttura dei dati.

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Esempi di applicazione dei nuovi standard operativi

 

Smart contracts

Un possibile esempio di applicazione è nei contratti, per ottenere facilmente e correttamente le informazioni necessarie. Questa è una possibilità che si inserisce all'interno degli argomenti affrontati nell'articolo sulle tecnologie emergenti del 2023 per l'edilizia, in modo particolare relativamente agli smart contracts.

Si tratta, quindi, di uno standard molto importante, dedicato alla corretta impostazione della commessa BIM, che permette di ottenere modelli in linea con gli obiettivi intrinseci alla richiesta di generazione del modello, da usare non solo in fase di modellazione, ma anche in fase di validazione del modello.

In questo senso, la sua funzione non è quella di verificare la correttezza del modello BIM, ma del modo e della tipologia delle informazioni che vengono scambiate. In questo modo, è possibile rimandare la verifica del modello ad un secondo passaggio che determinerà in anticipo l'esistenza e la validità delle informazioni. Tutto questo effettuando tramite accertamenti sul file IFC, per controllare che i requisiti riportati nell'IDS siano rispettati.

Per chiarire il concetto, qui c'è un esempio dimostrativo di generazione di un file IDS, relativo alle specifiche di resistenza a fuoco delle murature.

 

E-permits

Tuttavia, penso che il suo ambito d'applicazione più interessante riguardi l'argomento E-permit. Questa tematica, associata al governo del territorio, potrà trovare giovamento nell'utilizzo dei file IDS per automatizzare il controllo delle pratiche edilizie.


Gli svantaggi del materiale cartaceo

Normalmente, in una pratica edilizia come quella accennata in introduzione, quando il tecnico incaricato è riuscito a trovare i riferimenti normativi e stabilire se una pratica di accertamento di conformità può essere presentata all'ufficio tecnico del comune, viene nominato un tecnico comunale per l'istruttoria. Si tratta di una persona addetta a raccogliere tutte le informazioni necessarie dal digitale al cartaceo, per poter continuare nella procedura.

Infatti, in principio la pratica che viene aperta dal professionista nasce in formato completamente digitale. Viene presentata allo sportello tramite apposito portale informatico, compilando accuratamente tutti i numerosi campi necessari, che comprendono generalità del proprietario, del progettista, localizzazione dell'immobile, assunzioni di responsabilità e molto altro. Solo dopo viene richiesta la copia di cortesia in cartaceo. E pazienza.

Per completare la procedura, bisogna fornire la copia cartacea di cortesia (a carico del professionista) che servirà al tecnico comunale per il controllo manuale del rispetto del progetto alla normativa vigente. Una volta terminata l'istruttoria, rilasciato il titolo edilizio e ottenuto l'agibilità (se necessario) questa copia cartacea verrà archiviata completa di tutti gli appunti necessari presi direttamente su di essa.

È chiaro, a questo punto l'enorme dispendio di tempo a tutti i livelli, partendo dalla ricerca della normativa su un regolamento edilizio scansionato, al controllo della pratica in formato cartaceo.

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Pratiche edilizie digitali

Come sapete non sono un grande fan dei file in formato DWG, perché li associo alla prassi di cui sopra proprio per manifesta inferiorità tecnologica. Nel mondo BIM, le cose sono molto diverse: i dati, oltre ad essere importanti nel progetto stesso, possono essere trasferiti in vari formati che comunicano con facilità all'interno della filosofia openBIM.

Ad esempio, partendo dalle basi, in Archicad è ben nota la possibilità di inserire le generalità del progettista, del proprietario, la localizzazione con tanto di coordinate, l'impresa e molto altro ancora. Queste informazioni di progetto si possono inserire seguendo il menu Archivio, selezionando la voce Info, ed infine Info progetto. Inoltre, la maggior parte dei testi che vengono inseriti sono disponibili per l'uso come voci di Testo automatico, tanto nelle Viste Modello quanto nei Layout.

Come ci spiega Luca Manelli in questo video, queste informazioni possono essere anche esportate da un file all'altro di Archicad tramite l'esportazione e l'importazione di un file XML.

Una volta inserite nel modello in Archicad ed esportate, le informazioni si possono utilizzare sia per popolare i relativi campi nell'applicativo online del Comune quando si invia la domanda della pratica edilizia, sia per leggere, ad esempio, un file IFC. E no, non è fantascienza.

Chi si occupa o si è occupato degli Attestati di Prestazione Energetica ha utilizzato un meccanismo simile tramite l'upload di un file XML, generato dall'applicativo usato per i calcoli energetici; esperimento perfettamente funzionante, ma che, per ora, non è ancora approdato in questa branca dell'edilizia.

Sarebbe davvero utile, perché porterebbe una riduzione ad un solo punto di ingresso per le informazioni ed eviterebbe di doverle inserire più volte, diminuendo così le possibilità di errore e recuperando tempo prezioso.


La verifica digitale dei progetti nelle PA

Ora, valutato il risparmio di tempo e di errori con questo semplice esempio, scaliamo il concetto all'automatizzazione del controllo del rispetto della normativa edilizia di un progetto BIM. Aggiungiamo poi l'utilizzo dei file IDS e otterremo la verifica digitale dei progetti o e-permit.

Questa implementazione potrebbe anche avvenire in una prima fase solo a titolo preventivo. Dopo aver portato a termine, o quasi, la progettazione con Archicad, si invia un file IFC all'ufficio tecnico comunale, che lo fa elaborare automaticamente dal sistema e restituisce un elenco dei controlli effettuati a livello normativo/urbanistico ed il relativo risultato. Una volta risolte le aree in cui il controllo ha dato esito negativo, si può mandare tranquillamente il progetto allo sportello telematico per l'edilizia, in modo da ottenere il permesso in poco tempo.

Nessuna copia cartacea, nessuna interpretazione della normativa, procedimento snello e veloce.

In attesa che le Pubbliche Amministrazioni adottino una procedura di verifica digitale dei progetti, col BIM possiamo già implementare la verifica digitale lato progettista.

In fin dei conti, si tratta di eseguire un controllo simile a quelli utilizzati nel model e code checking: utilizzando un software openBIM come Solibri, si può avviare automaticamente un set di regole di verifiche normative. Eseguito il check, il software salva il risultato dell'analisi in un report formato PDF, XLS o BCF, per rimane in ambito openBIM.

Il set di regole evidenza in automatico le difformità riscontrate nella verifica, classificandole in base alla problematica o alla gravità, secondo valori personalizzati dell'utente. Chiaramente, queste regole devono essere impostate dall'utente, ricordando che ci sono strumenti informatici che velocizzano di molto il lavoro degli architetti e che richiedono solo di alzare un po' l'asticella delle conoscenze informatiche; né più né meno di quello che richiede l'utilizzo di un software di BIM authoring per la progettazione, rispetto al CAD.

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Che cosa ci stiamo perdendo

In effetti, se ripercorrete indietro questo articolo, scoprirete anche che, nella sua prima metà, la procedura poteva essere tranquillamente portata avanti con software CAD, perdendo però tutti i vantaggi che derivano dall'utilizzo del BIM nella progettazione.

Per avere un'idea reale di quello che ci stiamo perdendo, possiamo dare un'occhiata al progetto BRISE di Vienna, finanziato dall'UE, che combina metodi BIM, Intelligenza Artificiale e Realtà Aumentata per creare un processo di approvazione digitale. Il progetto dovrebbe essere completato nell'agosto del 2023, con buona pace dei vecchi e consolidati metodi in uso.

Dubito fortemente che queste procedure possano essere completate da un progetto sviluppato col CAD. Per fortuna, esiste la filosofia OpenBIM.

 

 


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