BIM

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Interoperabilità BIM: verso una tecnologia sempre più collaborativa

Scritto da Roberto Marin
il 16 ottobre, 2023

Tag: IFC e Open BIM

L'utilizzo del metodo BIM, che ben conosciamo, è in grado di implementare l'interoperabilità: questo si traduce in un aumento di efficienza e in una migliore comunicazione con i vari sistemi esterni al mondo progettuale. Vediamo come in questo articolo.

 

Dai formati proprietari all'interoperabilità

Oggi non è partita proprio bene in ufficio. Non per i classici problemi legati agli strumenti che utilizziamo per la professione, a un problema inaspettato in cantiere che richiede di essere sul posto o altro. Questa volta no: durante una riunione di coordinamento con l'ingegnere strutturista, svolta secondo la vecchia scuola (ovvero, al bar) ma con le relative aggiunte tecnologiche, mi sento dire: «Ti trasmetto i DWG con AirDrop e così ce li hai subito e aggiornati.»

Cala il silenzio e la mia faccia diventa di colpo meno sorridente. La mia espressione si era poi leggermente addolcita per una frazione di un secondo: in fin dei conti ha pensato di utilizzare AirDrop, una tecnologia che spesso non è nemmeno conosciuta da molti possessori di iPhone. Frazione di secondo che si è dileguata velocemente: il DWG nel 2023 come mezzo per trasmettere delle informazioni non si può proprio sentire! La prima volta che ho sentito nominare il formato DWG ero ancora nello scorso millennio, quando usavo computer con processore Pentium che lanciava la stampa del progetto tramite riga di comando, e telefonavo con il Motorola StarTAC. Oggi però le cose sono cambiate. Ciò che ho sentito di più come cambiamento e che ha avuto più impatto nella nostra vita lavorativa, ma anche sociale, è l'uscita dal quel periodo buio di chiusura totale basato sui formati proprietari che oggi si è trasformato nel periodo illuminato dell'interoperabilità.

 

Formato IFC e traduttori

Non ho chiesto al collega strutturista di utilizzare un formato SAF di interscambio dei dati strutturali basato su foglio di calcolo, che può essere generato da Archicad e importato su altri software ed è inoltre editabile. Mi sono limitato a chiedere un file in formato IFC, che consente a tutti di aprire il file, agevolando la collaborazione tra i vari professionisti come in questo caso.

La sua utilità non si ferma qui. Questo formato file ha altre caratteristiche molto importanti: la prima è la possibilità di leggere questi documenti lungo il corso del tempo. Oltre all'indubbia utilità, evita anche di farsi salire la pressione quando il file che vi serve aprire ora non può essere aperto perché avete una versione del software più recente sulla vostra macchina. Altre caratteristiche riguardano l'interpretazione univoca dei dati trasmessi con IFC e volendo anche l'elaborazione automatica degli stessi. La cosa interessante è che l'interoperabilità in Archicad non passa solo da IFC: si possono utilizzare anche altri mezzi a nostra disposizione, come i traduttori.

Uno dei più efficaci, nati dalla collaborazione tra Archicad ed Edilclima EC700, è l'espressione più limpida di comunicazione tra due software dedicati a compiti diversi ma insieme nel mondo delle costruzioni. La scelta per far parlare insieme i due software non è ricaduta su un file di tipo proprietario, né sull'utilizzo del così detto plug-in, bensì sulla possibilità di utilizzare i traduttori e IFC, permettendo di mantenere la comunicazione di tipo open e di non demandare solo al software i compiti fondamenti dei progettisti architettonico e termico. In questo settore, in cui la comunicazione tra persone è fondamentale, il software ha il compito centrale di rendere la comunicazione e la progettazione più efficaci.

 

Altri formati aperti

La compagnia dell'interoperabilità non è ristretta ai soli file di tipo IFC ed ai traduttori: ci sono altri formati di file da utilizzare in distinte fasi lavorative:

  • IDS (Information Delivery Specification) dedicato alla definizione dei requisiti informativi;
  • BCF (BIM Collaboration Format) dedicato alle modifiche al progetto;
  • openCDE per fornire connettività e comunicazione aperta tra le piattaforme Common Data Environment e gli strumenti BIM. 
Ma qui ci addentriamo in tematiche che sono il pane quotidiano di Mario Napolitano, che ne ha scritto dei cenni storici e del flusso di lavoro con IFC, ad esempio.

Non nomino Mario a caso: lui fa parte del capitolo italiano di Building Smart International, ente che tratta temi importanti nel mondo dell'operabilità. Ne cito alcuni giusto per dare l'idea dei temi trattati:

  • bSDD: dizionario internazionale volto a definire univocamente termini e relativi significati di entità, prodotti e processi del mondo delle costruzioni. Ad esempio, un modello creato in Italia potrà essere letto senza problemi in altre nazioni;
  • UCM: piattaforma per la raccolta di casi d’uso BIM, rendendoli accessibili gratuitamente a tutte le parti interessate in tutto il mondo;
  • Validation Service: servizio di convalida dei dati per verificarne la conformità allo standard IFC. In caso di errore, l’utente può verificare immediatamente se l’errore risiede nel file o nel sistema di esportazione/importazione del software proprietario utilizzato.

Vi offro anche un'altra chiave di lettura del file IFC che possiamo vedere come twin copy del progetto, dal punto di vista architettonico, impiantistico, e strutturale, che consente anche l'utilizzo di altri applicativi per settori specifici della progettazione come Rhino e DDSCad.

Sono le uniche possibilità di interfacciarsi con altri software? Ovviamente no!

 

BIM applicato al settore vino

Di seguito riporterò un esempio raccontato da Marco Magnatta durante la puntata di Archicad Talks dedicata al BIM manager program di Graphisoft Italia: l'applicazione del metodo BIM in un'enoteca.

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L'applicazione della metodologia BIM è stata la risposta al problema di gestione del proprietario di questa enoteca, alla necessità di far vedere la sua lista di vini ai clienti e alla problematica di far prendere ai suoi dipendenti la corretta bottiglia di vino ordinata dal cliente.

L'implementazione della metodologia BIM è stata vincente perché sfrutta la carta dell'interoperabilità, basata sul modello BIM della cantina con le relative bottiglie di vino e mettendolo a disposizione per la consultazione direttamente al cliente. In questo modo, quando il cliente sceglie la bottiglia e le relative informazioni del vino, trova le indicazioni per andare a prenderla direttamente nella sua collocazione. Oltre a questo indubbio valore aggiunto, con opportuni sensori si può determinare l'entrata e l'uscita della bottiglia dalla sua postazione, mantenendo le quantità a magazzino aggiornate in tempo reale con notifiche di approvvigionamento quando si scende sotto una determinata soglia.

Applicando la metodologia BIM per risolvere un problema sfruttando le intrinseche capacità di interoperabilità della filosofia openBIM, è aumentata l'efficienza di questa cantina, si sono eliminati potenziali errori, ed è aumentata l'immediatezza.

 

Domotica prêt-à porter

Una parte fondamentale dell'interoperabilità è la possibilità di interagire con altri tipi di sistemi esterni al mondo progettuale. Un esempio deriva dalle implementazioni fatte dallo studio Minnucci Associati che si appoggia a BIMx per connettere il Twin Model visualizzato su tablet ad una serie di sistemi di terze parti come SAP, MBS, database, e chiamate VoIP.

Oltre a visualizzare il Twin Model, BIMx diventa interfaccia per la gestione del sistema edificio. Partendo dal controllo dello stato e degli equipaggiamenti dell'edificio, si passa al mantenimento dello stesso, integrando e/o modificando le informazioni presenti nel modello, all'indicazione precisa del punto in cui è scattato un allarme all'interno dell'edificio. In pratica, se un oggetto smart è collegato a un sistema di gestione, questo può essere agganciato al modello BIMx, controllando la componente tecnologica direttamente dal modello digitale, creando un sistema domotica agli steroidi.

Si può cogliere facilmente la forte valenza che uno strumento del genere può avere all'interno di una gestione efficace di un asset edilizio, addirittura in tempo reale con gli opportuni accorgimenti, ma anche che questo quadro di controllo si può facilmente spostare dalla fase di esercizio di un edificio alla fase di costruzione, sempre in tempo reale, per ottenere economie di scala e preziosi risparmi di tempo, rendendo BIMx uno strumento adatto alle presentazioni con i clienti, in cantiere, e per il facility management.

 

Gestione della fase operativa

Dietro alla parola facility management si nasconde la fase operativa di un edificio, che inizia una volta completata la costruzione insieme all'accettazione di tutti i lavori e al successo dei test di tutti i sistemi. La natura di una fase operativa è che vengono effettuate ispezioni periodiche, riparazioni e ricostruzioni. La gestione della manutenzione, soprattutto su specifici componenti dell'edifico, non è proprio una cosa semplice: si tratta di monitorare e validare l’esecuzione delle richieste, tenere traccia della storia manutentiva del componente, e notificarli ai diversi soggetti coinvolti. Il costo delle operazioni annuali è solitamente previsto come percentuale del costo totale della costruzione della struttura. A seconda del tipo di struttura, potrebbe variare tra l'1% nel caso degli appartamenti, il 2-3% per le autostrade e fino al 6% per gli ospedali. Non si tratta proprio di bruscolini, considerando anche che le strutture civili e di costruzione sono progettate per 50-100 anni di utilizzo e possiamo trovare un picco dei costi operativi ogni 10-15 anni dovuto agli inevitabili lavori di ristrutturazione. Ne consegue che il valore economico della gestione operativa non è trascurabile, dato da tenere a mente in ottica di conclusione e/o forte diminuzione del lavoro derivante dalla parabola dei bonus edilizi.

L'impiego della metodologia BIM durante la fase operativa consente la digitalizzazione dell'intero processo, che porta alla circolazione di moltissime informazioni e alla riduzione al minimo dei costi legati all'utilizzo delle singole risorse. Un modello digitale contenente informazioni sia geometriche che alfanumeriche degli elementi installati o montati nella struttura, è uno strumento molto utile ed efficiente per pianificare le attività connesse alla gestione, alle possibili riparazioni future, alle estensioni o alle modifiche. Arricchire il modello con parametri aggiuntivi e informazioni aggiornate prolungherà la sua utilità per i decenni a venire. Quando si parla di fasi temporali così ampie, la stabilità dei formati adottati è centrale, così come la possibilità di comunicare nella stessa lingua con altri operatori che nel corso degli anni si avvicenderanno nella fase operativa.

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Consigli finali

Con la fine dei lavori di costruzione arriva il trasferimento delle informazioni da un modello informativo di progetto (PIM) a un modello di informazione patrimoniale (AIM). In pratica vengono passati i contenitori di informazioni conservati nel CDE e nei database alla parte nominata che si occuperà della gestione. Però questi contenitori non corrispondono a tutti i dati raccolti durante il periodo di costruzione, in quanto dovranno contenere solo le informazioni elencate nell'AIR (Asset Information Requirements), mentre i dati non utili alle funzioni operative dovrebbero essere archiviati. Le informazioni trasmesse dovranno essere sufficienti per migliorare la manutenzione e il funzionamento di routine della struttura, ma non dovranno essere sovrabbondanti. Se ci sono troppe informazioni rispetto a quelle che è possibile aggiornare, otterremo un modello con molte informazioni inaffidabili.

Per chi si vuole cimentare nella comunicazione tra modello e asset nell'ambito dei Digital Twin con Twin Model che dialogano con altri sistemi, bisogna sempre definire a priori chi di questi ha la figura di master e quella di slave per la corretta trasmissione e catalogazione dei dati che vengono trasmessi in tempo reale.

In ultimo, non dimenticate la centralità del vostro template che, se ben ritagliato, permette di essere interpretabili con altri software di facility management. Ci vuole un po' di strada e di approfondimento per ottenere i risultati voluti, e questo è solo uno dei tanti aspetti fondamenti del template la cui cura ha ricadute anche nella propria produttività personale.

 

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