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Alzi la mano chi non ha mai pensato: "Ma di nuovo? Una nuova tecnologia da imparare?" Se voi non l’avete pensato, vi confesso che l’ho fatto io! In questo articolo vi racconto come ho vissuto il passaggio da CAD al BIM, partendo dal primo cambio di tecnologia (dal disegno tecnico a mano al CAD), perché sono stati molto simili, soprattutto come stato d’animo. Se vi siete trovati o state affrontando queste sensazioni, questa storia è per voi. Siete pronti? Partiamo dal principio.
Primo cambio di tecnologia: dalle squadre al CAD
La prima volta che ho dovuto cambiare tecnologia è stato ai tempi dell’università. Sono uno di quegli studenti universitari che è passato dal disegno a mano al disegno tecnico computerizzato prima del 2000, quando china e squadrette erano compagni fidati di progettazione... almeno fino al momento rivelazione.
Capii tutto vedendo un mio compagno di corso che riusciva a portare ogni settimana le correzioni richieste dal professore del laboratorio di progettazione, mentre io non stavo al passo perché dovevo dilettarmi a slamettare¹ e con i tempi tecnici delle eliografie. Sarei diventato vecchio prima della laurea, continuando col disegno tecnico a mano!
¹ Termine tecnico per definire l’azione di utilizzo della lametta da barba con funzione di gomma per cancellare le linee disegnate a china su foglio da lucido. Tralascio l’esclamazione tecnica di quando a forza di slamettare si faceva il buco al foglio da lucido...
Secondo cambio di tecnologia: dal CAD al BIM
Salto in avanti veloce. Dopo aver imparato a padroneggiare il CAD, trovato lavoro grazie a questa tecnologia, capite le tempistiche, i punti deboli e i punti di forza, avevo raggiunto un buon grado di capacità operativa. Poi attira la mia attenzione uno strumento relativamente nuovo per il mondo delle costruzioni, dal nome inglese che nasconde un mondo: il BIM.
Cambia il nome della tecnologia, ma non l'accoglienza scettica. Ho investito un sacco di tempo nel CAD, perché dovrei di nuovo investire tempo e denaro in questa nuova tecnologia?
Inizialmente ho approfondito sul web, e mi sono focalizzato il concetto di filosofia BIM. Visto che esistono più software di BIM authoring, dovevo vederli in azione: in questo senso ho trovato utilissimi i video disponibili su YouTube, che mi hanno permesso di vedere direttamente di ciò che si trattava senza ricorrere a manuali. Ed ecco che arriva il nuovo momento rivelazione.
Approdato sul canale YouTube di Luca Manelli ho visto che, una volta disegnati i muri in pianta, ottengo automaticamente il modello tridimensionale. Questo vuol dire che i prospetti vengono generati automaticamente. E non solo: le sezioni si ottengono tracciando semplicemente la linea di sezione!
Ho visto così scorrermi davanti agli occhi la mia vita di caddista e il numero di ore impiegate per disegnare prospetti e sezioni. Un mezzo sorriso isterico mi si è dipinto in faccia una volta calcolato l’importo in euro di quelle ore perse, che avrei guadagnato col BIM.
Il fattore determinante
Cosa ci portiamo a casa da questa esperienza? Se ci fate caso, quando prendiamo una decisione, il fattore tempo è spesso determinante nell’indicare la direzione da seguire.
La strada che i progettisti del 2021 devono prendere è quella del BIM: non si può più perder tempo dietro al disegno di prospetti e sezioni. E quando capita di spostare una finestra di 20 cm in pianta o modificare lo spessore di un solaio di 2 cm? Tutti sappiamo cosa comporta in termini di tempo fare queste modifiche in CAD, dove piante, prospetti e sezioni sono tutti elementi scollegati.
Non è così nel modello virtuale BIM. Lo spostamento di un elemento in pianta si ripercuote su tutto il modello. il cambiamento dello spessore di un solaio si fa impostando lo spessore, essendo parametrico. Un altro aspetto che mi ha definitivamente spinto nel passaggio al BIM è veder cambiare le piante dalla scala 1:100 alla scala 1:50 con un solo clic: tutto in scala, dalle quote ai testi, passando per i retini e per il livello di dettaglio di murature e serramenti. Con un clic.
Cominciare per gradi
Il BIM è materia corposa, ma il passaggio dal CAD al BIM può cominciare per gradi. Si può avere un primo avvicinamento al software di BIM Authoring usandolo per la modellazione, scoprendo già dei vantaggi enormi rispetto al CAD. Fatto questo, si può fare il salto vero e proprio alla filosofia BIM quando abbiamo già un minimo di operatività.
È uno strumento diverso rispetto al CAD, che impegna il progettista a pensare come rappresentare l’edificio. Invece il BIM libera le mani, permettendo ai progettisti di fare il loro lavoro. Il modello del progetto è già nella testa del progettista: non si tratta più di pensare a come rappresentarlo, ma a renderlo virtuale con il BIM.
Una volta padroneggiata la modellazione, si può passare a implementare le varie dimensioni del BIM. Ma come addentrarsi in questa materia così vasta e complessa senza perdersi? I corsi sono fondamentali, meglio quelli strutturati - come quelli presenti nella rinnovata piattaforma Graphisoft Learn, che accompagna i progettisti lungo il percorso di conoscenza di Archicad e della filosofia BIM.
Un’ottima occasione per apprendere strumenti e tecniche con dimostrazioni pratiche, centrando gli obiettivi prefissati del vostro progetto. Finisce qui? Non ancora: alcuni dei corsi presenti nella piattaforma sono (o lo saranno a breve) accreditati per il rilascio di Crediti Formativi. Inoltre rilasciano gli attestati ufficiali Graphisoft, utilissimi come biglietto da visita nella ricerca di lavoro o di collaborazioni. Senza considerare che hanno anche valore internazionale.
Il modello virtuale 3D è una risorsa preziosa per accelerare la progettazione. Ci sono poi delle vere e proprie dimensioni che si dispiegano sotto la punta dell’iceberg che si possono riassumere come controllo dell’architettura, che proietteranno il nostro lavoro verso il futuro e di cui si stanno vedendo le prime implementazioni pratiche su larga scala.
Nel prossimo articolo vi racconterò le potenzialità che nascono dall’uso del modello virtuale dell’edificio una volta che è informatizzato: cioè, l'anima centrale del metodo BIM, racchiusa nella “I” dell'acronimo.