Tag: Lavorare in BIM
Utilizzo spesso i miei momenti di pausa per rivedere flussi di lavoro, strategie e metodi, tenendo sempre monitorati il mercato e il settore tecnologico informatico nelle costruzioni. Durante le mie riflessioni estive, ho dedicato particolare attenzione alla filosofia BIM. In questo articolo esploriamo cosa si cela dietro questo approccio.
Oltre la filosofia BIM: una chiave di accesso al futuro
Chiunque abbia familiarità con il BIM sa che si tratta di un approccio metodologico e non di un software. Questo sarà ancora più chiaro per chi legge questo blog e segue il podcast Archicad Talks, dove trattiamo temi dedicati alla progettazione ed alla digitalizzazione del mondo delle costruzioni.
La filosofia BIM si basa sulla trasformazione dei dati in contenuti informativi digitali interoperabili. Questo approccio integra informazioni dettagliate su geometria, materiali e prestazioni all'interno di un modello 3D, e consente una collaborazione efficace tra tutti gli attori coinvolti nel progetto. Il BIM migliora la qualità, la trasparenza e l'efficienza nei processi di progettazione e costruzione, riducendo errori e costi. Come è noto, soprattutto a chi lo ha adottato nel proprio studio, il BIM ha rappresentato una vera e propria rivoluzione digitale nel settore delle costruzioni.
Oggi, comunque, non si tratta più soltanto di una filosofia o un metodo di progettazione. A questa base di lavoro si sono aggiunti più elementi che hanno cambiato le carte in gioco e hanno elevato gli standard, facendolo diventare qualcosa di un po’ diverso.
Quella che sto per presentarti è una mia teoria, quindi completamente opinabile e aperta a confutazioni. Questo pensiero ha preso forma gradualmente nella mia mente in questi anni di utilizzo del BIM e ritengo valga la pena condividerlo.
Il BIM, oltre ad essere una filosofia, è una chiave di accesso a una serie di tecnologie, che altrimenti sarebbero precluse o difficilmente implementabili in un flusso di lavoro moderno. Il costo maggiore sarebbe dover saltare da un software all’altro, con il rischio di perdere dati e/o dover adottare ulteriori regole per garantire la coerenza dei file di interscambio. È importante sottolineare che questo tipo di tecnologie rimangono accessibili anche a chi non utilizza un software di BIM authoring: semplicemente il loro uso rimane parziale, non permettendo di sfruttare a pieno tutte le potenzialità, presenti e future.
Stabilito questo fondamento della filosofia BIM, possiamo allora approfondire la filosofia vera e propria. Quello che mi ha più spaventato quando sono entrato in questo mondo è stata la vastità di materia racchiusa nel BIM. Come abbiamo visto parlando di passaggio dal CAD al BIM, per un professionista dover pensare anche ad integrare tutte queste nuove nozioni con uno studio già avviato, una serie di progetti da seguire, scadenze da rispettare, visite in cantiere e il costante aggiornamento normativo, può sicuramente rappresentare un ostacolo.
È qui che entrano in gioco i livelli di utilizzo del BIM, come li ho battezzati. Questo concetto è diverso dal LOD e dal Level Of Information Needed (LOIN, ma detto sottovoce…). Scopriamo allora in cosa consistono questi tre livelli.
Livello uno: vantaggi di base del BIM
Questo livello lo definirei come livello base ed è il livello che consiglio a tutti, indipendentemente dalla conoscenza del software, della filosofia o delle capacità tecniche. Lo consiglio perché è quel livello che richiede uno sforzo minimo per accedervi e porta comunque a grandi risultati di progettazione in termini di produttività ed efficienza.
Questo livello si raggiunge con la semplice realizzazione del modello, che oserei non definire BIM: a questo stadio i dati non sono nemmeno presi in considerazione. Partiamo dal disegno in 2D della piante per ottenere un modello basico tridimensionale, lasciando perdere, oltre ai dati, anche tutti quegli aspetti che riguardano i materiali e le caratteristiche degli oggetti che vengono utilizzati.
Diciamo che è una progettazione adatta fino alla scala 1:100 e che racchiude tutte le fasi di pre-design, le fasi di progettazione schematica, la progettazione di massima fino ad arrivare al progetto comunale. È evidente che queste fasi occupano almeno il 50% delle attività di un singolo professionista e che magari ricoprono l’intera mansione di un architetto in uno studio associato. A questo livello, gli strumenti di Archicad sono estremamente intuitivi, rendendo la curva di apprendimento rispetto al CAD quasi inesistente: è proprio a questo che mi riferivo quando parlavo di minimo sforzo. I vantaggi però rimangono innumerevoli.
Innanzitutto, la progettazione in pianta ci permette di ottenere un modello tridimensionale senza difficoltà: Archicad disegna al posto nostro i prospetti (sia interni che esterni) e le sezioni, che per il software sono semplici viste del modello 3D derivato dalla pianta disegnata in 2D. Rispetto al CAD, questo vantaggio è significativo e rappresenta un vero e proprio vantaggio competitivo: ogni professionista sa che col CAD, una volta disegnato in pianta, è necessario disegnare anche i prospetti e le sezioni.
Oltre a velocizzare di molto il lavoro, un altro aspetto non trascurabile è che se eseguiamo una qualsiasi modifica in pianta questa si ripercuote anche su sezioni e prospetti interessanti: non sarà quindi necessario rifare la stessa modifica nelle altri parti del disegno, come avviene nel CAD, perché nel BIM tutto è interconnesso.
Sappiamo bene che nella libera professione è più facile occuparsi della ristrutturazione di edifici esistenti o di alloggi piuttosto che realizzare progetti ex-novo. Il livello uno di utilizzo del BIM può comunque essere applicato anche a questo tipo di pratiche, nonostante possa sembrare controintuitivo dato che il BIM è spesso associato alla progettazione di nuovi edifici piuttosto che alle pratiche comunali, ma seguitemi nel ragionamento. Anche nelle pratiche comunali la velocità di esecuzione è fondamentale, per sopperire ai tempi necessari all’ufficio tecnico per istruire la pratica o per rispettare i tempi richiesti dal committente. Tenendo presente che ci concentriamo generalmente sulla scala 1:100, facciamo un esempio pratico, confrontando rapidamente le modalità di disegno tra il CAD e il BIM con Archicad.
La prima cosa da fare in assoluto è tracciare un muro. Iniziamo guardando la procedura tipo col CAD che consiste nel tracciare la prima linea per poi effettuare un offset della stessa per una distanza pari allo spessore del muro:
- Selezioniamo lo strumento linea (o usiamo un comando da tastiera), facciamo un primo click, poi un secondo click, selezioniamo lo strumento offset e la linea di cui effettuare l’offset, indichiamo da che parte della linea fare l’offset;
- Infine, indichiamo la distanza.
Per essere solo al primo muro lo sforzo richiesto è evidente. Con Archicad i passaggi si riducono: basterà selezionare lo strumento muro, fare doppio click col mouse per tracciare il muro, selezionare le proprietà del muro, impostare lo spessore voluto e abbiamo finito.
Una volta finito con i muri, dobbiamo inserire i serramenti. Con il CAD la procedura cambia in base alle proprie esperienze e conoscenze, ma possiamo riassumerla in questo modo:
- Pensiamo al punto di inserimento del serramento, che può essere la mazzetta o la linea dell’asse;
- Proseguiamo tracciando le mazzette (con profilo dritto o con l’imbotte);
- Tracciamo la linea singola o doppia, che rappresenta lo spessore del serramento;
- Disegniamo l’asse (sempre che non abbiamo un blocco CAD da modificare per adattarlo alle nuove misure);
- Rimarranno da tagliare le linee dei muri almeno, mentre se state state facendo tutto da nuovo, bisognerà anche assegnare i layer e gli spessori di linea adatti.
Tralasciando le operazioni da eseguire con tastiera e mouse per tracciare un serramento col CAD, possiamo capire che il processo è lungo e complesso. Con Archicad, invece, è tutto il contrario:
- Selezioniamo lo strumento finestra, scegliamo il punto di inserimento e lo inseriamo nel muro senza bisogno di altri strumenti;
- Dopodiché si selezionano le proprietà della finestra e si inseriscono le misure architettoniche del serramento, scegliendo il tipo di mazzetta.
Tornando al motivo del confronto, notiamo l'innegabile vantaggio in termini di tempo e semplicità delle operazioni di tracciamento con Archicad.
E nel caso in cui si debba passare dalla scala 1:100 alla scala 1:50, la questione con Archicad si risolve con un click selezionando la scala di rappresentazione, mentre la stessa procedura fatta col CAD rimane molto più difficile. I tracciamenti in pianta realizzati su Archicad sono veri e propri modelli tridimensionali che possiamo sfruttare per creare visualizzazioni architettoniche. Un bel vantaggio, soprattutto quando il cliente è sempre di corsa e vuole vedere subito il risultato finale, perché si sa, anche l’occhio vuole la sua parte.
Se volessimo riassumere quanto detto potremmo dire che questo primo livello richiede uno sforzo minimo ma offre risultati massimi.
Livello due: funzionalità per la gestione dei dati
Il secondo livello che ho identificato è l’ingresso nel mondo BIM. Cosa intendo? Il processo di inserimento e utilizzo dei dati, dove il gioco inizia a farsi interessante e si intuiscono le potenzialità della filosofia BIM.
Il primo strumento a disposizione in Archicad che ci fa prendere dimestichezza con i dati del nostro progetto è l’abaco. Questo strumento è utilizzabile direttamente su modelli creati al livello uno di utilizzo: senza nemmeno accorgercene, alcuni dati li abbiamo già inseriti coi passaggi precedenti, come lo spessore dei muri o la dimensione dei serramenti.
Negli abachi non ci sono solo le parti numeriche degli oggetti inseriti nel modello, ma tutta una serie di caratteristiche associate agli oggetti stessi, con la possibilità di aggiungerne anche di personalizzate. Un altro aspetto molto interessante è che gli abachi sono anche interattivi: permettono di modificare una caratteristica direttamente agendo sulla voce della tabella piuttosto che intervenire sul modello. Immagino che a prima vista questa possibilità risulti superflua o ininfluente nel tuo workflow, ma pensa alla velocità con cui possiamo cambiare il materiale comune a 1000 oggetti con un semplice click direttamente nell’abaco.
I dati, se tanti, possono essere più pericolosi e controproducenti che in quantità inferiori. Nel modello i dati permettono di avere pieno controllo sulla progettazione e sulla visualizzazione architettonica: nelle viste è possibile dare più importanza e visibilità ai dati necessari nel singolo contesto, rendendo la comunicazione più precisa e mirata. Per capire meglio, questo livello si si basa sull'inserimento di dati nel modello tridimensionale per popolare il tuo database e velocizzare:
- Il flusso di lavoro progettuale;
- La comunicazione;
- La visualizzazione;
- La gestione del ciclo di vita dell’edificio (in fase progettale, durante il cantiere e durante la manutenzione);
- L’utilizzo di tecniche di Business Intelligence.
Livello tre: interoperabilità avanzata e tecnologie emergenti
Questo è l’ultimo livello che ho individuato e consente di ottenere il massimo dal BIM sfruttando a pieno le capacità di interoperabilità di Archicad e di saper utilizzare questo strumento a 360°.
A questo punto, abbiamo a che fare con un numero immane di tecnologie che possiamo associare alla progettazione architettonica avanzata. Ad esempio, troviamo tecnologie che permettono l’utilizzo delle nuvole di punti, la realtà aumentata e/o virtuale fino ad arrivare alla gestione di un edificio in remoto tramite Internet Of Things (o IoT) ottenendo un Digital Twin dello stesso, un'area che rappresenta in molti aspetti la frontiera del settore delle costruzioni. Non vanno dimenticate le accelerazioni rese possibili dalle Intelligenze Artificiali, come Graphisoft AI Visualizer.
Applicare i tre livelli alla progettazione BIM
Come puoi intuire, più si alza il livello di utilizzo del BIM, più aumenta la complessità e maggiori sono le conoscenze necessarie per muoversi agilmente nel lavoro. Non ritengo necessario passare da un livello all'altro: il lavoro in questo settore è così variegato che possiamo tranquillamente sfruttare i benefici del livello uno, aspettando che le circostanze intorno a noi evolvano al punto da spingerci a passare al livello successivo.
Sicuramente, non si può iniziare da un livello più avanzato senza aver prima acquisito e padroneggiato quelli precedenti. A questo punto vale la pena ricordare i benefici che ci dà ciascun livello:
- Il livello uno offre notevoli vantaggi rispetto al CAD;
- Il livello due ci consente di sfruttare appieno la potenza dei dati;
- Con il livello tre eleviamo significativamente il flusso di lavoro, fornendo servizi innovativi al cliente che sarebbero altrimenti irraggiungibili con il metodo di disegno tradizionale al computer.