BIM

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Lungomare Marconi - dal CAD al BIM

Scritto da Matteo Di Filippo
il 2 novembre, 2022

Tag: Il BIM con Archicad

Nel precedente articolo sul progetto del Lungomare Marconi abbiamo dimostrato le incredibili possibilità di Archicad e Twinmotion: con alcuni render e… della suspense. 

Dopo i primi passi mossi per il progetto avevamo bisogno di trovare un modo affinché le parti coinvolte lavorassero in sinergia e ovviamente qui entra in gioco il BIM. 

Tornando alle vicissitudini del Lungomare, una volta confermato l’indirizzo progettuale del progetto preliminare da parte dell’Amministrazione Comunale, l’ambizioso percorso di riqualificazione poteva procedere. Il primo punto fondamentale è stato sensibilizzare il gruppo di lavoro alla metodologia BIM, esplicitando quali sarebbero stati i benefici che tutti noi coinvolti nel progetto avremmo ottenuto, sia a livello di controllo, che della qualità del risultato, disponendo, inoltre, di un’incredibile semplicità nel  comunicare le scelte alle figure tecniche e non.

Lungomare Marconi | Render con fotoinserimento del progetto preliminare

 

Definire gli obiettivi

Quali obiettivi, quindi, guidano il nostro impegno? Quali dimensioni prendere in considerazione per la gestione di un progetto che, dietro l’apparenza di un semplice intervento di “sostituzione” delle pavimentazioni, nasconde numerose complessità di carattere generale? Dalla morfologia del territorio con variazioni di quota non trascurabili nello sviluppo longitudinale del progetto, seppur piccole, alla preesistenza di una serie di sottoservizi (elettricità, gas, acqua, telefonia) e - tra i più delicati da considerare - il tema della raccolta delle acque piovane. E non è tutto: c'è ancora complessità di gestione economica dell’intervento: un importo lavori di 5 milioni di euro per una superficie complessiva di oltre 80mila mq (oltre 800 campi da calcio, per intenderci).

Da queste considerazioni, la scelta di utilizzare la metodologia BIM, in primo luogo, per quello che probabilmente risulterà il più banale degli scopi: avere un sistema di elaborati derivanti direttamente da un unico modello e perciò tra loro coerenti a ogni aggiornamento. Nulla di nuovo per chi utilizza un software di BIM Authoring, nulla di nuovo per chi utilizza Archicad.

Vediamo però nel dettaglio quale può essere una soluzione efficace da adottare per gestire il peso del modello, che in questo caso sarebbe potuto diventare problematico.

 

Collaborazione: dal CAD al BIM

Per procedere avevo bisogno di rivedere completamente il modello che avevo sviluppato per la fase precedente a causa delle approssimazioni geometriche e la totale assenza di informazioni ai fini della sola renderizzazione. Ho iniziato, quindi, a ragionare sull’impostazione di un nuovo file, stavolta con l’obiettivo di rispondere alle richieste e necessità dell’Amministrazione, applicando la metodologia BIM.

Essendo entrato anch’io nelle dinamiche progettuali in modo attivo, per la riqualificazione di alcune piazze del lungomare avevo fin da subito bisogno di strutturare una modalità efficiente di collaborazione, senza che questa stravolgesse completamente il modo di lavorare dell’ufficio tecnico, il quale era impegnato per la progettazione di tutta la costa abruzzese. 

Come far dialogare Archicad e un programma CAD per ottimizzare il flusso di lavoro? Istintivamente, forse, si potrebbe pensare di utilizzare la planimetria del preliminare, importarla in formato DWG in un foglio di lavoro, e iniziare a rivedere punto per punto tutto il litorale comunale, da nord a sud in ogni sua parte, a mo’ di amanuense digitale. Un procedimento controproducente e troppo rischioso: il rischio di omissione per un errore umano era dietro l’angolo. La soluzione, inoltre, era troppo onerosa per una persona pigra - nell’accezione “alla Bill Gates”, per richiamare l’intervista nel podcast Archicad Talks Educare a una maggiore consapevolezza del BIM. E non avremmo ottimizzato uno degli argomenti che viene, tra l’altro, ribadito anche dalla ISO 19650: la collaborazione.

Prima di avvicinarci al concetto di interoperabilità col formato IFC, avevamo bisogno di un'idea per risolvere tutta l’onerosità della modellazione iniziale che rispettasse e fosse coerente a delle linee guida comuni.

 

Dal CAD al Modello BIM in pratica: live connection Archicad-Rhino-Grasshopper

Ecco la soluzione: sfruttare il Visual Programming Language (VPL) di Grasshopper attraverso la Live Connection con Archicad per valorizzare l’immenso lavoro di restituzione CAD dell’Ufficio Tecnico come parte attiva del processo di ricostruzione dell’intero modello

Piccoli algoritmi, molto semplici, che recuperano gli elementi di un determinato layer o con determinate penne o stili linea per costruire muri, solai, falde, mesh, travi, oggetti, ecc direttamente in Archicad, come descritto nel webinar Computational BIM: le potenzialità di Grasshopper nella progettazione quotidiana con Archicad.

Lungomare Marconi | Algoritmi sviluppati con la Live Connection Archicad-Rhino-Grasshopper

Ogni algoritmo, quindi, andava a pescare dal disegno DWG una serie di linee, polilinee, cerchi e punti che rappresentavano gli elementi più disparati del lungomare: dai cordoli alle aiuole, dall’illuminazione pubblica alle caditoie per la raccolta delle acque piovane, dalle linee degli impianti di distribuzione dei sottoservizi alle alberature esistenti. Per non parlare della restituzione della pineta litoranea: oltre 1000 individui rilevati in funzione dello stato di conservazione e di salute e posizionati esattamente lì dove i loro “gemelli reali” hanno piantato le proprie radici oltre 70 anni fa.

Messo a punto questo processo, capace di restituire un modello informativo con la possibilità di inserire informazioni di vario genere – dalle più semplici, come per lo stato di ristrutturazione (esistente, da demolire, di progetto), a proprietà basate su espressioni sviluppate ad hoc per descrivere caratteristiche dei diversi elementi – quali criteri strutturare per uno scambio propedeutico tra CAD e software BIM in fase di progettazione? Una strategia fondamentale per continuare a ottimizzare anche i passaggi successivi e riuscire facilmente ad inserire le ulteriori scelte progettuali nel modello BIM di cui mi stavo occupando man mano che venivano sviluppate dall’ufficio tecnico.

Layer, tipo linea e colore. Queste sono le macro-impostazioni CAD richiamabili tramite la live connection con Grasshopper per la costruzione del modello. Da qui la necessità di lavorare su polilinee chiuse, stabilire convenzioni di nomenclatura per layer e predisporre legende dei colori utilizzati per differenziare, ad esempio, arbusti da alberi, impianti di irrigazione da impianti elettrici. Più nel dettaglio: tipologia di arbusto o di albero, componenti dell’impianto di irrigazione, diametro e caratteristiche delle linee di irrigazioni, delle elettrovalvole con i relativi pozzetti.

Lungomare Marconi | Risultato parziale dell'utilizzo della Live Connection

Un lavoro di disegno minuzioso, impegnativo e faticoso che ha poi permesso di sfruttare il modello BIM per gli scopi che ci eravamo prefissati: gestione degli elaborati e la componente economica, la quinta dimensione del BIM.

 

Gestione delle dimensioni con il Modello BIM

A questo punto bisognava prendere in considerazione le dimensioni dell’intervento e la potenziale complessità di un modello sviluppato con un elevato livello di dettaglio geometrico – in termini hardware – da gestire sia per il pc che per il software.

Di fondamentale importanza, quindi, andare a strutturare con cognizione di causa l’intero modello: quali porzioni aveva senso approfondire maggiormente? Cosa era davvero importante visualizzare?

Il primo scoglio: ricostruire la morfologia del terreno. Grazie al coordinamento con gli altri tecnici è stato possibile ricavare dal software CAD un elenco di punti rilevati da dare in pasto ad Archicad in formato TXT affinché ricostruisse un’area di oltre 440mila mq, al fine di garantire l’inserimento del progetto nel suo contesto urbano e naturalistico. Miracolosa la funzione Posizione Mesh da Dati Rilievo che, a seguito di un attento controllo dei dati da estrapolare per produrre l’elenco dei punti con le loro coordinate, ha permesso di generare la mesh desiderata in pochi secondi.

Secondo problema: molti elementi – solai, falde, travi, mesh, muri e, soprattutto, esemplari di alberi e arbusti. Poligoni, poligoni ovunque! Il tallone d’Achille di un progetto così vasto che avrebbe messo in seria difficoltà qualsiasi computer. Una volta inseriti tutti gli elementi tramite la live connection, con il Conteggio Poligoni, è stato possibile configurare il Livello di dettaglio dei soli oggetti più pesanti del file: ovviamente si trattava proprio degli alberi. Per tutti quegli elementi esistenti e non interessati dal progetto, quindi, una scelta netta: livello di dettaglio semplificato per ottimizzare i tempi di calcolo per sezioni e finestra 3D.

Lungomare Marconi | Modello BIM | Planimetria dello Stato di Fatto

Lungomare Marconi | Modello BIM | Vista Prospettica dello Stato di Progetto

Finalmente gli elementi 2D, che presuppongono un’imprescindibile interpretazione umana basata su un linguaggio di convenzioni di disegno e di rappresentazione, erano diventati entità specifiche, caratterizzate da una geometria e da una serie di informazioni inequivocabili.

Di questo, però, parleremo nel prossimo articolo.

 

 

 


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