BIM

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10 Pregiudizi di chi non usa il BIM

Scritto da Hilario Bourg
il 14 gennaio, 2021

architetto che non usa il bim

Tag: Passare al BIM

Il BIM è un metodo di lavoro rivoluzionario, eppure ancora oggi molti continuano a lavorare perlopiù con i metodi tradizionali piuttosto che sfruttare le opportunità del BIM. Di conseguenza, i risultati tardano a mostrarsi in tutto il loro potenziale.

Il percorso che porta alla piena ed efficiente implementazione di ogni nuova tecnologia è costellato resistenze: oltre ai fattori oggettivi esistono infatti i fattori di carattere pregiudiziale, che spesso non hanno un riscontro reale.

Questi sono altrettanto importanti quanto quelli oggettivi: la cosiddetta Hype Cycle Curve, già incontrata in un precedente articolo sull’apprendimento del BIM, riconosce diverse fasi in cui gli utenti manifestano reazioni che vanno dall’entusiasmo al totale rifiuto verso il nuovo. Oggi, dopo aver creduto che gli strumenti BIM potessero magicamente eliminare in un solo clic tutte le problematiche del progetto, ci si è resi conto che esistono delle difficoltà da affrontare prima di giungere alla piena produttività del nuovo metodo.

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I pregiudizi sul BIM affiorano nella fase di disillusione: vediamone alcuni per provare a scardinarli e andare oltre.

 

1. Il BIM è solo per le grandi commesse

Il BIM si applica perfettamente alle piccole opere, anche alla ristrutturazione di un appartamento: si tratta di un metodo scalabile e applicabile a progetti di diverse dimensioni. L’approccio e gli strumenti usati sono gli stessi, cambia la maniera in cui vengono applicati: per un piccolo appartamento non c’è bisogno di redigere un Capitolato Informativo o utilizzare software di coordinamento, è sufficiente cominciare a modellare (meglio se si parte da un Template).

 

2. Il BIM è solo per studi di grandi dimensioni

Anche le piccole realtà (anche il singolo professionista) possono beneficiare del BIM. La tecnologia è in grado di sopperire alle carenze di risorse e di personale: uno studio di tre persone è in grado di svolgere in BIM il lavoro di una dozzina di operatori CAD. Le dimensioni di uno studio nell’era del BIM si misurano attraverso le competenze e non nel numero degli addetti.

 

3. Il BIM è complesso

Non è il BIM ad essere complesso, è l’edilizia ad esserlo.

Oggi non abbiamo i margini economici di un tempo, le possibilità di errore diminuiscono notevolmente e il progetto deve necessariamente affrontare una maggiore complessità per ridurre gli sprechi e le inefficienze che storicamente caratterizzano il settore delle costruzioni. Certamente l’impiego dei software comporta delle difficoltà di apprendimento, ma è soprattutto la necessità di lavorare in team interdisciplinari a comportare una maggior grado di complessità. Il BIM non rende le cose più complesse ma rispecchia piuttosto la necessità di considerare molti più aspetti del progetto rispetto al passato.

 

4. Devo acquistare diversi software

L’iconografia più ricorrente nel descrivere il BIM è rappresentata dal concetto di database centralizzato dove confluiscono diversi modelli disciplinari provenienti da diversi software. Questo non deve però confonderci: fare BIM non significa che ognuno deve “fare tutto” ma che “ognuno faccia il proprio”.

Ad esempio, un progettista non deve necessariamente sviluppare il Computo Metrico Estimativo (verrà eventualmente incaricato un professionista dedicato); ha però la possibilità di gestire autonomamente l’estrazione delle quantità dal proprio software di modellazione BIM. Non serve acquisire un software per ogni funzionalità, bisogna piuttosto conoscere e usare a fondo gli strumenti a disposizione, secondo le proprie esigenze.

no central data 

5. Devo imparare a usare diversi software

Oggigiorno si lavora sempre più in termini di interdisciplinarietà. È più importante saper interagire con altri software piuttosto che imparare a usarne diversi. Meglio conoscere pochi strumenti ma a fondo che diversi in maniera superficiale: usando gli strumenti di modellazione BIM scoprirai che molte funzioni quali la renderizzazione, la messa in tavola, l’estrazione di quantità, ecc. sono già presenti al suo interno e che sfruttandone il pieno potenziale raggiungerai notevoli livelli di efficienza.

 

6. Il BIM non conviene

L’implementazione del BIM presuppone un investimento iniziale (acquisto del software e formazione) che deve essere ripagato nel più breve tempo possibile. Il ritorno dell’investimento dipende da numerosi fattori ma, una volta acquisite le basi, l’efficienza del nuovo metodo comincerà a salire esponenzialmente riducendo drasticamente il numero di ore lavoro e aumentando al contempo il numero di elaborati prodotti.

Esiste poi un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza che lavora ancora al CAD, almeno fino a quando il BIM non diverrà la realtà comune. Per approfondire l'argomento, potete leggere l'articolo dedicato ai costi del BIM.

 

7. Il BIM imbriglia la creatività

È finita l’era dell’architetto demiurgo al centro del processo, deus ex machina che tutto sa e tutto decide. Oggi è il progetto stesso a occupare la posizione centrale del processo: il lavoro è maggiormente condiviso fra tutti gli incaricati mentre al progettista spetta un ruolo di coordinamento e di problem solver. Chi confonde la possibilità di decidere tutto e cambiare gli aspetti progettuali direttamente in cantiere ha probabilmente una visione romantica della professione che difficilmente potrà resistere all’evoluzione dei tempi.

architetto-coordina-cantiere

Qualcuno poi lamenta la mancanza di controllo grafico perché, ad esempio, la linea di passo della scala in BIM non è esattamente come erano abituati a fare con il CAD. A questo rispondiamo: quanto contano questi dettagli in termini di efficienza produttiva e di capacità creativa?

 

8. Il BIM non è affidabile, esistono diverse lacune e perdita di dati

Ogni processo presenta le sue criticità. L’affidabilità del BIM dipende però essenzialmente dal fattore umano; gli utenti alle prime armi non sono ancora in grado di tenere sotto controllo tutti gli aspetti del modello virtuale e, ad esempio, la presenza di elementi duplicati può compromettere l’estrazione delle quantità. Se non si padroneggia l’uso degli strumenti, il tecnicismo prevarrà sugli aspetti progettuali e verremo condizionati dal software commettendo probabilmente degli errori.

Un suggerimento: nell'adottare il BIM parti con cose semplici e integra man mano ulteriori elementi via via più complessi.

 

9. Per fare il BIM devo usare certi software

L’Italia è il paese con il maggior sviluppo di software per abitante. Ciò è dovuto alla frammentarietà del mercato ma costituisce una ricchezza che all’estero ci invidiano: significa avere software radicati nella realtà locale, che conoscono e sanno interpretare la complessità normativa e che sono in grado di offrire all’utente servizi complementari rispetto ai software dei più noti brand internazionali.

L’interoperabilità è uno dei pilastri su cui si fonda la metodologia BIM e permette di attingere alla ricchezza del mercato: l’uso del formato IFC sta superando l’uso dei plug-in di interscambio perché garantisce maggiore affidabilità, maggiore controllo da parte dell’utente e uno sviluppo più dinamico e rapido, considerato che le software house non devono continuamente aggiornare i plug-in all’uscita di ogni nuova versione dei due software.

 

10. Con il CAD a quest’ora avrei già finito

È più difficile sviluppare nuove abitudini che abbandonare le vecchie: la condizione peggiore è rimanere in mezzo: rimuovere le vecchie abitudini senza aver ancora sviluppato le nuove. La tentazione di tornare alle prassi consolidate è alta, ma la marcia indietro a metà del percorso somma gli svantaggi dell’uno e dell’altro metodo. Probabilmente i più convinti critici del BIM hanno sperimentato questa inversione di marcia e vissuto sulla propria pelle l’allungamento dei tempi di consegna.

In questo articolo rispondiamo alla domanda che probabilmente ti frena maggiormente, se hai questo pregiudizio: quanto tempo occorre per imparare a usare il BIM?

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È impossibile sbagliare (?)

Una volta ho sentito dire che “con gli strumenti informatici di oggi è impossibile sbagliare”. Sbagliare invece è non soltanto possibile, ma anche altamente probabile, se si parte da aspettative distorte ed esagerate. Nel BIM, ma vale per qualunque altra innovazione digitale, è più la percezione dell’uso e non l’uso in sé, ad essere determinante: applicare nuove tecnologie a metodi superati porta sicuramente al fallimento. Al contrario, aggiornare il proprio metodo di lavoro insieme al cambiamento dei tempi è la migliore via verso il successo.

 

 

 


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