Dal 22 Luglio al 2 Agosto si è tenuto a Budapest, Ungheria, la prima edizione del GRAPHISOFT Basecamp, dedicato agli studenti di tutto il mondo.
Lo scopo di GRAPHISOFT con questa iniziativa è quella di formare i migliori studenti ed indirizzarli sulla strada giusta per farli diventare la prossima generazione di esperti in ARCHICAD.
I partecipanti di questa prima edizione sono stati 20 ragazzi da paesi di tutto il mondo: Austria, Brasile, Porto Rico, Germania, Ungheria, Messico, Russi, Stati Uniti e Regno Unito. Non potevano mancare i tre ragazzi Italiani, vincitori del bando, Marco, Federico e Martina. Ne avevamo già parlato in questo veloce post.
Alla fine del Basecamp, complice l’ulteriore formazione avuta su ARCHICAD durante quest’esperienza formativa, i ragazzi hanno eseguito un test ancora in fase sperimentale, composto di domande teoriche e pratiche. Tutti e tre i ragazzi, hanno conseguito la certificazione professional.
In autunno, tutti i partecipanti al basecamp svolgeranno un tirocinio in uno studio che utilizza ARCHICAD.
I ragazzi pronti a partire! da sinistra, Martina, Marco e Federico
Ora che il Basecamp si è concluso, abbiamo voluto ascoltare il racconto di questa esperienza dal loro punto di vista.
L’esperienza si può racchiudere in due parole chiave: Famiglia e Teamwork.
I ragazzi sono stati divisi in squadre: ogni team avrebbe dovuto vivere insieme e portare avanti insieme un progetto per tutta la durata del Baseamp, il tutto in un ambiente amichevole e famigliare, in perfetto stile GRAPHISOFT.
Nel ricco programma di due settimane, ogni mattina i ragazzi venivano formati, alla progettazione ed al BIM, da BIM Consultant su temi specifici dedicati ad ARCHICAD.
Gli esperti GRAPHISOFT hanno mostrato a livello pratico ai ragazzi come poter ottimizzare il lavoro utilizzando un unico software, anche in un flusso che coinvolge più persone, per quel che riguarda la progettazione a 360 gradi: modellazione, informazione e presentazione. Per fare ciò si sono avvalsi anche di esempi reali di studi come Enzyme.
Il pomeriggio, invece, era dedicato alla realizzazione del progetto, rispettando una lista di requisiti basata anche sulle lezioni svolte durante la mattina. Il progetto da svolgere era la realizzazione di un Asilo Nido in una location esistente attualmente adibita a Ristorante; ogni gruppo poteva decidere come sfruttare l’edificio attuale, se abbattere, riqualificare.
Nel pomeriggio i gruppi lavoravano in autonomia, con la supervisione dei loro tutor.
Soprattutto, durante la progettazione i ragazzi si sono ritrovati ad utilizzare il Teamwork di ARCHICAD, uno strumento che permette di lavorare in contemporanea in più persone sullo stesso progetto. Ne hanno capito le enormi potenzialità, e come il Teamwork possa modificare e rendere più efficiente il workflow.
Hanno anche sperimentato un vero flusso di lavoro BIM, non solo quindi con semplice modellazione.
Tavola del progetto realizzato dal Team 4 - di cui faceva parte Federico
Abbiamo chiesto ai ragazzi se il fatto di lavorare in un team internazionale abbia portato a galla delle differenze culturali nel modo di progettare o di pensare l’architettura.
Mentre Federico non ha avuto molti problemi, complice il gruppo formato da studenti solo europei, Marco invece si è trovato a dover mediare tra le varie culture: c’era chi per esempio era abituato a vedere l’esistente come un ostacolo da abbattere, non qualcosa da poter riqualificare.
Martina si è invece ritrovata a scontrarsi con un muro linguistico, ritrovandosi in un gruppo in cui non tutti parlano in inglese. In quel caso, l’unico linguaggio comune era il disegno dell’architettura stessa.
Non è un mistero che le scuole in Italia hanno un rapporto un po’ conflittuale con il BIM: non sono infatti molte le Università che comprendono dei corsi obbligatori di software BIM, ed ai ragazzi di solito viene richiesto maggiormente la parte di modellazione dell’edificio piuttosto che la parte informativa.
Marco, Federico e Martina sono tutti e tre studenti del Politecnico di Milano. Solo dall’anno scorso è diventato obbligatorio svolgere un corso a scelta del progetto Digi Skills, tra cui è possibile scegliere anche ARCHICAD.
Ci raccontano Martina, Federico e Marco: “Da noi al PoliMI, principalmente si usa ARCHICAD o altri software 2D, ma si utilizzano anche tanti altri programmi come per esempio Photoshop. Durante il basecamp abbiamo visto invece come si riesca con ARCHICAD a raggiungere risultati veramente alti, gli stessi risultati che otteniamo solitamente utilizzando 5 software diversi, perdendo anche molto più tempo”
Tavola del progetto realizzato dal Team 5 - di cui faceva parte Marco
È stata la domanda che ci è venuto spontaneo fare, incuriositi dalla loro visione esterna di un mondo di cui vogliono far parte.
Marco: “Il mondo al di fuori dell’Università è totalmente diverso. Qual è il GAP: nel mondo universitario è totalmente assente la parte delle informazioni nel BIM, che invece sono necessarie.
Io ho svolto un tircinio da BEMaa, dove utilizzano ARCHICAD: grazie al teamwork ho potuto lavorare sulla mia parte del progetto in tranquillità.”
Martina: “Anche io ho svolto il tirocinio dove usavano ARCHICAD. Quando finirò l’Università, cercherò uno studio in cui lavorano con ARCHICAD; so che molti studi utilizzano altri software, ma il mio obbiettivo è quello di lavorare con ARCHICAD.”
Federico: “Non tutte le aziende utilizzano già il BIM, c’è ancora questo step da superare. Spero di lavorare in uno studio dove si affronta il progetto con workflow BIM e non con dei semplici tiralinee”
È stato interessante vedere come ognuno dei tre ragazzi è rimasto colpito da un aspetto diverso della stessa esperienza.
Martina: “il programma. Ogni giorno per me era una nuova scoperta. Ho capito davvero quali sono le potenzialità di ARCHICAD, che vanno ben oltre il modellare un semplice muro.”
Marco: “Essere parte di un team internazionale. È una cosa che sicuramente mi porterò dietro, sono davvero soddisfatto dell’esperienza e del risultato finale, lo eravamo tutti nel mio team. Il punto forte di questo basecamp è stato appunto poter avere uno scambio culturale, non ci siamo focalizzati solo sul software.”
Federico: “Aver appreso un metodo di lavoro da seguire, come lavorare in maniera professionale e pulita ed essere seguito passo passo in questo. Io ho imparato ARCHICAD in maniera autonoma e nessuno mi aveva mai spiegato come impostare il progetto.”
Tavola del progetto realizzato dal Team 2 - di cui faceva parte Martina
Marco: “Perché è più semplice, più intuitivo, più ricco e perchè favorisce la progettazione. Ti permette di dedicare tutta la tua passione e le tue capacità nella progettazione, senza perdere tempo.
Riesco realmente a percepire lo spazio, progettando direttamente in prospettiva: io non vedo il mondo in 2D, vedo il mondo in prospettiva”.
Federico: “Per quanto durante l’apprendimento del programma tutto possa sembrare più difficile, quando lo sai usare è molto più facile riuscire ad ottenere lo stesso risultato. È un software assolutamente intuitivo e grafico.”
Martina: “È un software molto intuitivo, l’ostacolo non è più l’utilizzo del software ma la creazione di un bel progetto”
In finale, Marco, Federico e Martina hanno concluso: “A volte è difficile fare il salto da un altro software per poi passare ad ARCHICAD. Ma invece è uno strumento che se si impara ad utilizzare dal primo anno ti mette un passo avanti agli altri”
Di seguito puoi trovare i file BIMx dei progetti realizzati dai vari team durante il Basecamp:
Team 1, Team 2, Team 3, Team 4, Team 5.
I 20 ragazzi da tutto il mondo che hanno partecipato al Basecamp 2019
GRAPHISOFT è orgogliosa di offrire gratuitamente ARCHICAD al mondo dell'istruzione.
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